I simboli del potere

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I simboli del potere

15/11/2012 Lavoro Notizie Politica Scuola 0
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Questa foto è emblematica del rapporto tra la violenza e il potere.

Questo è un ragazzo spagnolo, 13 anni, pestato a una manifestazione contro le politiche liberiste, che in Grecia, in Spagna, in Portogallo hanno drasticamente ridotto le condizioni di vita delle popolazioni di questi paesi.

Foto simili, se ne possono trovare in Italia e nel mondo.

Una caratteristica comune che attraversa tutti i regimi del mondo, ogni qualvolta la gente alza la testa e si ribella al potere e alle sue politiche, giuste o sbagliate che siano.

Negli ultimi anni in Italia è stata una delle armi principali per sconfiggere i movimenti, impaurire le persone che scendono in piazza, costringerli a rintanarsi dentro, a rinunciare alle armi della lotta, della critica al potere, costringerlo a scendere sul suo terreno di scontro, armi contro armi, sapendo che lo stato su questo terreno è più forte.

Un giovane che scopre il mondo, la voglia di lottare con i suoi amici, condividere le stesse idee, le stesse scelte e volere decidere la propria vita.

Questo è in delitto contro la gioventù, contro gli ideali; allo stato dei giovani, dei loro sogni, non gliene frega niente.

Difende il potere di chi ha il potere, oppure difende gli interessi delle classi dominanti, delle élite dominanti, e in questi ultimi anni delle banche, delle finanze, degli gnomi che nei centri decisionali decidono con una scelta di affamare popolazioni intere, affinché non venga toccato un pezzo delle loro ricchezze accumulate sulla pelle dei più poveri, di chi non ha rappresentanza e se la deve costruire.

E tanti altri giovani rispondono con le stesse armi, pensando che si possa vincere contro un potere forte, usando la violenza contro le cose e i simboli del potere (banche, palazzi), non riuscendo mai a scalfire questo potere, ma rafforzandolo.

Ieri in tutto il mondo ci sono state tante manifestazioni, con tanti giovani in piazza, con la loro vivacità, con la loro gioia di vivere, con l’ingenuità di chi crede che scendere in piazza, marciando insieme a tanti altri, abbia il potere di convincere i potenti  o i governi che debbano cambiare le loro politiche, che debbano fare scelte a favore dei più deboli.

A scuola si parla della democrazia, della civiltà occidentale contrapposta a quella dei regimi orientali o dell’Africa, ma poi quando chiedono che si ascolti la loro voce vengono pestati a sangue, per capire che quello a cui sono stati educati è solo sui libri di storia.

Altri invece sono convinti che per sconfiggere il potere occorre attaccare i palazzi del governo, che ogni qual volta si scende in piazza occorre distruggere i simboli di questi potenti, le loro merci (case, palazzi).

Simboli contro simboli, la violenza del potere, la forza legale degli stati, contro la forza delle idee.

Distruggere le idee di rivolta da una parte, distruggere le merci del potere dall’altro.

Vi è una parte dei giovani e meno giovani che sono cresciuti sull’idea della rivolta, della conquista del Palazzo d’Inverno e da questo non si distaccheranno mai, pensano che la violenza sia levatrice della storia.

Quell’idea, nata in un contesto diverso, tanti anni fa, per alcuni è verità assoluta.

I cambiamenti del mondo, le trasformazioni politiche e geopolitiche di questi anni, hanno avuto un altro andamento, forse più carsico, sotterraneo, spesso incomprensibile, in cui violenza e non violenza si sono uniti e scontrati.

Popoli che sono cambiati attaccando i centri di potere con le armi, ma dietro vi erano sommovimenti cresciuti contro i regimi, contro l’affamamento delle popolazioni e spesso una regia dell’occidente, che doveva riconquistare le ricchezze perse.

Altri popoli si sono liberati con la forza delle loro idee, svuotando il potere dall’interno, circondando i palazzi con manifestazioni continue, ininterrotte, per anni, fin quando i potenti hanno capito che i sudditi non li sopportavano più e dopo aver provato a impaurirli con le le armi, imprigionando i leader degli oppressi e tutto quello che il loro potere permetteva, quando anche i loro fedeli (eserciti e polizie) li hanno abbandonati, hanno lasciato il potere oppure sono stati travolti.

Il potere spesso si basa sulla paura dei sudditi, ma quando essi hanno perso tutto quello che avevano non hanno niente da perdere e non servono autodichiarate avanguardie asconfiggere il potente di turno.

Queste avanguardie spesso sono inconsciamente utilizzate dai potenti per impaurire i sudditi, in quanto lanciano strali contro le violenze, utilizzando il potere di giornali e televisioni, servi del potere.

E spesso si infiltrano nei cortei, perchè la paura delle violenze, creata ad arte, tiene lontano i sudditi dall’attaccare il potere.

Quel giovane, tutti i giovani hanno la fortuna di poter sconfiggere questi potenti, scardinando i loro simboli e conquistando il loro avvenire.

Spesso per scardinarli non basta la violenza, altre volte è necessaria, ma è fondamentale costruire consenso, aggregare alleanze, trovare solidarietà e spesso è più potente uno sberleffo, non rispettare le norme assurde,  perchè i poteri si liquefano e si dissolvono velocemente, senza bisogno di scontrarsi con la violenza dello stato.

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