L’INVALSI non è SCUOLA!

Ambiente - Cultura - Lavoro - Scuola

L’INVALSI non è SCUOLA!

03/01/2014 Lavoro Notizie Politica Scuola 0
image_pdfimage_print

La scuola dei docenti “bravi”

Inserisco una discussione tra me e un DS, G.T. di area CGIL-PD, con cui ho avuto uno scambio sull’Invalsi, partendo da un invito a firmare un appello a favore dell’Invalsi su una lista di discussione.

Ho iniziato con questo mio intervento

“E’ da quando nella scuola si è mutuato un linguaggio di tipo economicista, introdotto e sostenuto in primo luogo da ambiti che vedono la scuola come una spesa e non come un investimento, insistendo su valutazioni di tipo econometrico (standard basati su item che valutano la capacità di rispondere a quiz e non sulla formazione di un pensiero critico), che la scuola di Barbiana si è allontanata dalle aule.

Tutti i vari indicatori su cui si basano le misurazioni sulla scuola partono da assunti decisi da organizzazione tipo OCSE o FMI, che si occupano di economia e valutano gli andamenti in funzione di efficienza, tipici della produzione e delle merci.

Che la formazione del pensiero e dello sviluppo intellettuale non sia identico per tutte le menti, giungendo ognuno di noi ad acquisire un pensiero adulto, in modo originale, non passa nel modo di pensare di gente che di educazione non ha molto da spartire.

L’Invalsi in questo senso è il peggior risultato di questa spinta a valori, che con l’esperienza più avanzata della scuola italiana sono più distanti possibili.

Dietro l’Invalsi, affidata negli ultimi anni a personaggi provenienti dalla Banca d’Italia e dal mondo confindustriale, ci sono gli interessi del mondo dell’industria, interessata a che la scuola pubblica perda la sua centralità (ci sono tutte le forze legate alla sussidiarietà).

Ecco se noi tornassimo a Barbiana, MCE, Lodi, De Bartolomeis e non parlassimo dell’Invalsi sarebbe un passo avanti.

Sul documento e contro l’Invalsi ho condotto e sto conducendo una battaglia di valori.

Quella che era la sinistra nella scuola ha perso i suoi valori, ha sposato i valori della competizione e del merito contro l’uguaglianza.”

Risposta di G.T.

Quando facevo le elementari (da alunno) la mia maestra mi ha insegnato che non si possono sommare le pere con le patate… Memore di quella lezione mi chiedo cosa c’entri l’Invalsi con don Milani o con il MCE: sono addendi non sommabili perché fanno parte di distinte e diverse operazioni!

E’ sacrosanta la necessità di una valutazione dei risultati DIDATTICI delle singole scuole autonome per poi addivenire ad una valutazione complessiva del sistema scolastico italiano, come avviene in tutte le nazioni avanzate, ed è altrettanto sacrosanta necessità di considerare la scuola un INVESTIMENTO e non una spesa (tuttavia non conosco alcun economista che possa definirsi tale che neghi questa evidenza).

Le due cose non sono disgiunte, ovviamente, ma è necessario verificare se i soldi sono stati investiti bene o male, mi sembra il classico controllo che ogni buon padre (o madre) di famiglia farebbe delle sue spese di casa. Veramente, non capisco dove sta il problema… L’INVALSI è semplicemente necessario, ma come tutte le umane cose può essere migliorato: condividiamo questo obiettivo e smettiamola con le sterili, annose, lagnose polemiche se vogliamo bene alla nostra scuola e soprattutto ad alunne ed alunni…”

“Mio invito a leggere bene quei riferimenti culturali degli anni della riforma della scuola”

Risposta di G.T.

“Lorenzo Milani ed il Movimento di Cooperazione Educativa, oltre a Freire, sono da sempre miei intimi riferimenti pedagogici, tuttavia non ritengo questo milieu culturale in contraddizione con la necessità di un serio sistema di valutazione della scuola, anzi penso fermamente che se non si vogliono fare “parti uguali tra diseguali” sia fondamentale valutare se l’istruzione pubblica funziona o se ci sono spazi per migliorare il servizio offerto, ed in base ai risultati intervenire anche licenziando-se necessario- dirigenti scolastici ed insegnanti palesemente inadatti all’importantissimo compito educativo cui sono stati chiamati. Altrimenti non cambierà nulla, soprattutto nel paese del gattopardo…”

Risposta mia finale.

Movimento di Educazione Cooperativa, si tratta di Condividere le esperienze migliori, di far  girare le esperienze sul territorio, di scambiarsi le esperienze che si fanno nella scuola,di fare progetti comuni tra le scuole, senza avere la fregola di essere i migliori, i primi della classe, di essere i docenti in, di sentirsi migliori degli altri. Ecco questo era quello che questi insegnavano, non misuravano gli studenti con i test, non individuavano le scuole da premiare e quelle da punire, non volevano dare stipendi alti e bassi, non volevano premiare chi ha studenti di buon coté culturale, e indicare alle famiglie le scuole da evitare perché difficili e/o con insegnanti “non adatti” (?).

In questi ultimi anni il clima che si è diffuso negli ambienti scolastici a tutti i livelli e di qualsiasi colore politico è questo: meritocrazia, tecnicismo, aziendalismo che erano e sono valori di destra, del capitalismo,  della divisione tra classi sociali, del darwinismo sociale.

Invece io mi trovo in quelli che ho indicato sopra, per me quello erano e sono valori di sinistra, dell’uguaglianza delle opportunità, portando gli svantaggiati a avere gli strumenti adatti a capire il mondo in cui gli altri (i potenti)  tendono ad abbandonare ai loro destini di partenza.

In Italia da anni abbiamo gli stessi dirigenti nell’amministrazione centrale, che fanno e disfanno la scuola, non pagano mai per i loro errori, anzi passano a ruoli più importanti, persone che nella scuola sono passati in quanto studenti, mai a confrontarsi con i problemi reali delle scuole, stare nelle classi e insegnare e non a parlare sul lavoro altrui, a proporre modelli che cambiano ogni ciclo scolastico, mai ammettono di avere sbagliato e mai vengono licenziati.

Per colmo molti lavoratori sono stati penalizzati dalla riforma delle pensioni, questi il giorno prima che venisse emesso il DL, hanno presentato domanda di pensione e il giorno dopo sono stati chiamati come consulenti del MIUR.

Sono più competenti dei tanti docenti che fanno il loro lavoro con umiltà, in silenzio, senza mai assumere ruoli (nemmeno funzioni strumentali), che hanno studenti difficili e situazioni familiari, che solo farli stare a scuola è una vittoria, il migliore risultato che si può ottenere?

Ecco questi insegnanti delle scuole o classi difficili dovrebbero essere pagati il doppio, ringraziati e onorati di medaglie al lavoro, invece con i test INVALSI, PISA, sarebbero agli ultimi gradini, verrebbero inviati ai corsi di formazione, come prevede l’ultima proposta del ministro Carrozza.

Nelle scuole difficili io manderei i docenti che si sentono migliori degli altri, sperando che lo siano, in modo che la “bravura” da cui si sentono portatori, venga sfruttata in modo ottimale per il benessere della scuola e degli studenti.

Le esperienze migliori devono essere sperimentate nelle scuole professionali e tecniche, le  forze migliori inseriamole in queste scuole e da queste partiamo per esportarle nelle altre.

In Italia, in questi ultimi anni, si è parlato d’altro nella scuola, non di educazione, dei problemi reali degli studenti e dei docenti, si è parlato di scuola azienda, di customers satisfaction, di bilancio sociale per nascondere che la scuola che noi abbiamo costruito e che aveva dato risultati, doveva essere tagliata, per giustificare i tagli agli organici e all’investimento nelle strutture scolastiche e nei laboratori.

Sono idee di destra, trasportate dai paesi anglosassoni, dove le destre, i capitalisti e la finanza pensano che chi parte da situazioni di vantaggio, se lo sia meritato per merito divino e gli altri che sono indietro è colpa loro, di non essere stati capaci di sfruttare le opportunità che il liberismo offre a chi è “abile e capace”.

Anche nei miei percorsi scolastici di studente ho trovato docenti più coinvolgenti e meno coinvolgenti, eppure da tutti qualcosa ho appreso, alcuni li ricordo, altri no, alcuni erano più esperti, altri meno.

Succede in tutti gli ambiti lavorativi, dal livello più alto a quello meno alto (compresi i DS).

Come vedi non ho ancora capito perché si parla di test e misure, con la scuola reale sono due entità estranee.

I docenti di allora avevano uno stipendio paragonabile a quello che i docenti attuali hanno ai livelli iniziali, a livello di sopravvivenza eppure avevano un ruolo sociale, perché la scuola era il luogo dell’educazione del cittadino, non il posto dove devi competere per la formazione al lavoro, che non è da escludere, ma in ruolo subordinato.

Ecco i modelli, di cui INVALSI è uno strumento, hanno ribaltato la funzione primaria della scuola e molti di noi l’hanno subita e sposata e spesso se ne sono fatti paladini.

Non mi dispiacerebbe avere docenti con stipendio più alto, per tutti.

Anche quelli che vedono la scuola come un posto di lavoro non è detto che siano peggiori degli altri che si dicono disposti a spendere più ore a scuola.

I risultati che si ottengono spesso sono paragonabili e non è detto che chi ottiene i risultati migliori sia chi si sente migliore degli altri.”

Visits: 4