Rompere i “muri”

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Rompere i “muri”

31/03/2016 Documentari Lavoro Notizie Politica 1
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Profughi ed emigrati

Prendo spunto dal viaggio che un gruppo di italiani, facenti parte della rete Meltingpot Europa, #OverTheFortress, ha fatto in Grecia al confine tra la Grecia è la Macedonia, al campo di Idomeni.

Una carovana per portare aiuto ai profughi siriani e di altre nazionalità li accampati in attesa che la Macedonia li faccia transitare per raggiungere l’Europa “ricca”, l’eldorado ai loro occhi, che fuggono da guerre e regimi dittatoriali, nella speranza di una vita migliore per loro e i loro figli, spesso bambini.

Quei bambini che fanno notizia quando muoiono e poi vengono dimenticati.

Le foto scattate da Francesco Vertillo sono eloquenti e i commenti sono superflui.

Questi non arrivano con le navi e le barche dal mare alle frontiere italiane (Calabria, Sicilia…), stanno attraversando a piedi e con i mezzi possibili (autobus, navi, traghetti..), passando per la Grecia, porto più sicuro,  i paesi europei, lasciandosi  dietro l’Asia e l’Africa, che a tutti noi occidentali forniscono buona parte dell’energia necessaria alle nostre comodità, ma anche alle ricchezze che noi deprediamo alle loro terre.

Petrolio e metano per noi una ricchezza, per loro una sfortuna, un modello di sviluppo energivoro che per il sistema capitalistico è fondamentale, senza il quale il mondo sarebbe diverso, con meno guerre e miseria, che noi guardiamo da lontano, complici silenziosi di questo sfruttamento.

Crescono paure dell’altro, sfruttate da politici di bassa lega, che presentandosi paladini dell’Europa e dei valori cristiani ergono muri contro la massa di diseredati o profughi che vogliono una parte delle loro ricchezze depredate  dalle aziende petrolifere occidentali.

Vorrebbero partecipare a un banchetto che spesso è solo di una parte del mondo occidentale, quella più ricca, ma la paura attraversa molto di più chi ha visto diminuire all’improvviso quella che sembrava una sicurezza acquisita.

I disoccupati, inoccupati, lavoratori e le classi “medie”, coinvolte nel declino del mondo occidentale, attraversato da una crisi lunga del modello neoliberista, che ha fatto loro pagare la crisi, sono attraversati dalla paura di dover spartire forse anche le briciole di questo sistema occidentale.

Tutta l’Europa è stata attraversata da fenomeni migratori, dall’inizio dei tempi storici, forse anche colonizzata da popolazioni provenienti dall’Africa e dall’Asia vicina ai confini dell’Europa, da greci, ai persiani per non andare lontano è stato un miscuglio di razze me di culture, tradizioni che si sono mescolate, tradizioni pagane, da cui hanno tratto linfa le religioni occidentali.

Per non parlare delle migrazioni a causa delle guerre tra i paesi europei.

Normanni, svevi, turchi, e prima ancora i greci che hanno conquistato la parte meridionale dell’Italia. I lasciti culturali di Federico II e i i monumenti normanni in Sicilia, quelli della Magna Grecia in Calabria e non solo senza queste emigrazioni guerresche non sarebbero patrimonio mondiale.

Quanta ricchezza culturale da popoli antichi in altri paesi, che hanno modellato il nostro modo di vivere, parole da non dimenticare, algebra, logaritmo e zero che hanno cambiato la matematica e la scienza, ereditate da indiani e asiatici.

Non si capisce perché l’Europa si chiuda a riccio, quando è debitore adesso per le ricchezze energetiche e i metalli rari  depredati per i nostri aggeggi informatici, ma anche per la cultura che abbiamo preso dalla preistoria.

Milioni di Italiani sono sparsi per il mondo e continuano anche a cercare opportunità che il nostro paese non è più in grado di offrire.

Se penso a quanti miei parenti o conoscenti sono sparsi, dalla Australia alle Americhe; stabilizzati nei paesi europei, Francia, Belgio, Germania ormai dagli anni della guerra, portatori d ricchezza e di costumi e qualcuno anche di criminalità.

Ci sono più italiani nel mondo che in Italia e lo stesso riguarda la Calabria, che non smette mai di arricchire con i suoi cittadini emigranti altri paesi.

Solo chi ha l’intelligenza di non chiudersi nel proprio egoismo da che le migrazioni portano ricchezze e migliorano i rapporti tra le diverse popolazioni e forse anche servono a bloccare le guerre di conquista, che vengono spacciate come portatori di democrazia.

Il  gruppo che ha portato aiuti ai profughi bloccati è un piccolo granello per opporsi a questo sistema che vuole arricchirsi sulle spalle di chi non ha eserciti per difendere i propri diritti.

Forse è uno dei tanti granelli di saggezza, che malgrado i governi che abbiamo, attraversa le nostre coscienze e forse vale nel tempo molto più di quanti effetti, non pochi, abbia sortito in questi giorni.

Loro potranno raccontare una storia vera di solidarietà.

Noi dovremmo iniziare ad abbattere i muri dell’indifferenza e dell’egoismo che ormai si diffondono a macchia d’olio.

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Report di Francesco Vertillo

Le situazioni sono cosi tante e varie che non e’facile scegliere quali sono quelle piu’importanti.

Ad Idomeni (villaggio di 200 abitanti con case sparse) ci sono tra le 10 e le 15mila persone.

Ogni giorno ci sono spostamenti ma la maggior parte e’ li da mesi,in condizioni che definire pietose e’ un eufemismo.

Adesso era piu’asciutto ma il terreno e’argilloso e pianeggiante e quindi quando piove ristagna per giorni.

Parecchie famiglie si sono spostate in altre zone vicine,accanto ad un distributore di benzina 3 km prima di Idomeni, ci sono 3mila persone accampate con tende dell’UNHCR e tendine da campeggio.

Altre sono andate in campi gestiti dall’esercito greco dove hanno più problemi perche’la gestione e’militare.

Comunque il gruppo legale che era con noi ci diceva che i campi sono tanti e sparsi nel territorio greco.

Il problema le istituzioni europee e greche non se lo pongono,non c’e’ nessuna intenzione di affrontare il problema in modo sistematico e umanitario, pensano solo all’ordine pubblico e a spostare il problema (quindi i migranti!)…….

Ad Idomeni, come in tanti altri posti della Grecia, ci sono tanti popoli ed etnie diverse.Noi abbiamo incontrato siriani, curdi, yazidi, afghani, pakistani,iracheni.

Gli stati da cui provengono erano nati dalle divisioni territoriali fatte con la squadra sulla carta geografica dai colonialisti occidentali (inglesi, tedeschi, francesi ecc.),quindi dividendo popoli, etnie e religioni.

E ad Idomeni oltre ai molti mussulmani ci sono anche cristiani,copti,zohorastriani ecc.

Persone che sono scappate dalle loro guerre interne o esterne,ma comunque causate da interessi “alti ed altri”!
Persone che fuggono dalla morte, che hanno avuto uccisi padri,madri,figli,o che fuggono anche solo per paura, per proteggere i bambini o gli anziani.

Persone che per fuggire hanno venduto tutto,casa,mobili,negozi,gioielli facendo si che qualcun altro ci guadagnasse. Con quei soldi ,o quelli inviati dalle famiglie, specie per i giovani, hanno pagato trafficanti (che chissà perché nessuno vede mai), mafiosi, poliziotti corrotti, tassisti ecc. Chi non puo’pagare va a piedi, chi puo’rischia di più  con barche e canotti.
Questa e’ ancor meno di altre una guerra di religione. E come tutte le guerre, ancor più oggi, ci rimettono i civili.

Ma e’soprattutto evidente che chi scappa è povero, o ha perso tutto. In Siria, come in Iraq nel 2003, la sanità, la scuola, i servizi funzionavano.

La guerra, quando finirà, arricchirà gli stessi che l’hanno voluta perché investiranno nella ricostruzione. Intanto, tutte le sofferenze, i morti, le distruzioni chi le ricorderà? Solo quelli che le hanno patite!!

Noi al campo abbiamo visto tanti bambini, anche piccolissimi, nati in terra di nessuno. Un bimbo è nato in tenda da solo con la sua mamma il 26 marzo, appena siamo arrivati.

Due ragazzi dei nostri hanno chiamato medici senza frontiere che hanno un presidio sanitario.

Al campo bambini senza casa, senza scuola, senza servizi, a volte senza famiglia. Che futuro avranno??
Abbiamo visto anche parecchi anziani con difficoltà motorie o respiratorie (anche noi la sera all’accensione dei fuochi con qualsiasi materiale per cucinare o riscaldarsi, avevamo problemi respiratori ed agli occhi, e siamo stati solo 3 giorni!).

Ho notato anche diverse persone senza gambe,arrivate in sedia a rotelle! Dalla Siria!!! Altri con ferite, sfregi, disturbi mentali, down…
C’e’ tutto il mondo ad Idomeni, se solo volessimo vedere i volti e non la provenienza o le bandiere!!!!!!!

Partiti, dopo una nottata in nave, passaggio ponte, mezza giornata in pullman, arriviamo nel pomeriggio nei pressi di Idomeni.

Gia’ 10km prima tende ed accamoamenti sparsi lungo il ciglio della strada, nelle piazzole di sosta, nei giardini delle case o nei garage dei greci piu’ospitali. Facciamo il punto organizzativo che prevede di girare per le tende, conoscere le persone e le loro esigenze,  ritornare con gli aiuti richiesti.

Quando pero’ dai furgoni abbiamo iniziato ad uscire vestiti,scarpe ecc. si sono formate le code e gli assembramenti.

Allora si partiva con quello richiesto tornando alle tende,ma seguiti dagli altri migranti. Le scarpe erano la cosa piu’richiesta,molti avevano solo sandali.

E’ capitato anche che uomini avessero sandali da donna con il tacco.Ma è capitato anche che qualcuno, prese le scarpe nuove, tornasse con le vecchie per prendere un altro paio.Per questo era meglio andar per tende che dare aiuti a file generiche.

Dietro il campo della stazione c’e’ un muro che comprende un’azienda zootecnica abbandonata.Case rurali, stalle chiuse e un grande stazzo aperto tutte strapiene di tende e persone accalcate per aver un tetto sulle piccole tende.Abbiamo cercato quelle dove ci fossero neonati, ne abbiamo trovati a decine,immaginate in quelle condizioni, con l’umidità e il freddo! Siamo ritornati con pannolini, vestitini, ma non bastavano.In questo luogo fatto di stalle il nostro gruppo di artigiani ha allestito un gazebo pavimentato con generatore (perche’non c’e’ corrente elettrica nel campo!) per far luce, caricare i cellulari e collegarsi ad internet.Questo con i soldi del croudfunding.
Al campo abbiamo trovato volontari tedeschi che hanno organizzato una tenda per informazioni legali, comunicazioni ed anche proiezioni cinematografiche.

Un’altra tenda come ludoteca e un teatro all’aperto; oltre ai tendoni di Medici senza frontiere, c’era un furgone mensa di volontari austriaci,camion mensa di Al Khair Solidarietà, organizzazione egiziana.
La nostra organizzazione aveva dei tempi un po’ sfasati rispetto a quelli pianificati, ma nel complesso siamo riusciti in tutto quello che gli organizzatori si erano prefissati.A parte il blocco della polizia sul ponte sul fiume vicino al campo, il giorno di Pasqua,c he ci ha fatto perdere 3-4ore, per il resto è andato tuuto nei tempi previsti.Il blocco della polizia penso sia stato dovuto alle tensioni che c’erano sul binario al confine (gli “shebaab”, ragazzi del gazebo con cartelli che avete visto in foto), forse pensavano che li avremmo supportati nella protesta e dato che la polizia era in minoranza, forse ha deciso di bloccarci prima di arrivare.

L’indomani, quando eravamo a Salonicco per la protesta contro l’accordo vergognoso Ue-Turchia, ci sono stati gli scontri sul binario.La tensione è alta perché sono bloccati da mesi e con questo accordo tanti saranno riportati in Turchia.

Immaginate come si devono sentire i kurdi provenienti dalla Siria, bombardati dai turchi perche’considerati tutti del PKK. Se ritornano in Turchia che garanzie hanno? Chi controllerà la Turchia, considerato dalla UE “paese sicuro”!?!?
Per ultimo mi sono tenuto le mie sensazioni.

A parte il fatto che la presenza e gli aiuti non possono essere sporadici, meno male che c’erano volontari da più tempo (ma non italiani), anche per creare rapporti di conoscenza e fiducia e non arrivare soltanto come babbi natale!!
La sensazione più forte è che eravamo, pur essendo quasi 300, una goccia in un mare di disagi, bisogni, problemi e tensioni.Sembrava, specie da parte dei più giovani, che stessimo salvando il mondo.E invece abbiamo fatto solo una piccola azione di solidarietà. L’altra sensazione, più brutta, che la presenza delle istituzioni, a tutti i livelli, non c’era.La polizia fa solo controllo, non c’è altro, tutto è lasciato ai volontari.
Gli stati europei trovano 6 miliardi per la Turchia, spendono miliardi per navi ed elicotteri e poi non si trovano soldi per aiutare chi scappa dalla guerra, dalla fame e dai disastri ambientali.
Sarebbe stato bello, ed utile,stare di più, ascoltare le loro storie, tutti i bimbi volevano comunicare e giocare, gli adulti raccontare.

Ho pensato che sarebbe stata utile una scuola di base per impegnare i bambini e fare apprendere nuove lingue.Da mesi, o da anni, non vanno a scuola e vagano per il campo o fanno continue code per i bagni, per mangiare o prendere qualche aiuto.

Chissà, se mai andrò in pensione, magari si potrebbe organizzare un gruppo di insegnanti che girino per questi campi!!

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Collegamenti in rete all’iniziativa

Video con le foto inviate da Francesco Vertillo

Collegamenti a siti di chi ha partecipato all’iniziativa

Global Project

Melting Pot

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ANTENNA PARABOLICA A IDOMENI

In questi giorni il lavoro di segreteria è stato assorbito dall’organizzazione della spedizione tecnica che ha finalmente installato l’antenna parabolica al campo. Da sabato e per quattro mesi è attivo un contratto con un provider greco di servizi internet che garantisce un traffico dati di 500 Gigabite al mese, al costo di 200 € per mese. Il viaggio è stato compiuto noleggiando un furgone, che ha portato il materiale tecnico messo a disposizione da SherwoodFestival (parabola, decoder, router wi-fi, 2 PC). La spesa per noleggio del mezzo, viaggio e contratto internet  è stata sostenuta grazie alla raccolta attraverso il crowdfunding, che vi invitiamo a rilanciare nelle vostre reti di contatti (http://linkpdb.me/9878).
#OverTheFortress infatti non è affatto un’esperienza chiusa, come testimonia il grande fervore che anima tutti noi. Dopo 6 mesi di staffette la carovana ha creato un’attrattività incredibile, pensate che nei cinque giorni del nostro viaggio abbiamo ricevuto ben 150 mail di richiesta di informazioni su ulteriori partenze! Ora si tratta di far diventare tutto questo un vero progetto, con una continuità nel tempo ed un focus operativo al campo: per questo proponiamo di definire una presenza a staffetta di piccoli gruppi con una indicazione di lavoro.
Dobbiamo tutti insieme capire come intrecciare la voglia di intervenire in quella situazione inaccettabile con le necessità della popolazione del campo e la situazione che si evolve di giorno in giorno. Come avevamo capito durante la carovana, grazie soprattutto al gruppo di operatori legali, i migranti a Idomeni hanno un solo modo per presentare istanza di asilo politico: prenotare via skype un colloquio con le autorità locali come pubblicizzato dal governo con un volantino che lascia attoniti  (fonte — sito ministero interni Grecia) . Il progetto “NoBorder wi-fi” quindi è l’unico mezzo stabile con cui i migranti possono divenire ufficialmente “richiedenti asilo” ed essere esclusi dalla deportazione in Turchia, almeno in prima battuta. Al momento presso il campo solo i volontari che operano all’interno dell’Info-tent (la tenda accanto al circo bianco-blu) danno un minimo supporto giuridico-legale ai migranti. Pensiamo che un primo intervento concreto e duraturo possa essere un affiancamento nel momento di questa chiamata skype. Un altro punto da tenere presente sono senza dubbio i bambini e ragazzini, di fatto abbandonati a loro stessi. Le immagini di oggi, che li mostrano giocare coi bossoli delle bombe assordanti lanciate dai macedoni, sono scene di guerra semplicemente agghiaccianti.
Crediamo quindi che la composizione degli equipaggi di ogni staffetta debba essere equilibrata per esperienza ed attitudini di ciascuno, e debba contenere persone disponibili a concentrarsi su uno di questi due nodi, un mediatore linguistico-culturale ed un fotografo-“reporter social media”. Inoltre le disponibilità sono da distribuire nel tempo quanto più possibile. Infine, la situazione di tensione precipitata ieri ha chiaramente influito sul clima generale nel campo, se già durante il nostro avvicinamento ci ponevamo la questione di come interagire costruttivamente ora è necessaria ulteriore delicatezza.
Queste sono le ragioni che ci hanno trattenuto dal rilanciare pubblicamente le partenze: alle difficoltà di organizzazione della logistica, si sono aggiunte nuove variabili di cui tenere conto nell’approccio al campo.
Invitiamo quindi a scrivere a overthefortress@meltingpot.org per coordinare il calendario delle partenze, in modo da poter accogliere anche chi aveva scritto ma non aveva avuto modo di partecipare alla carovana.

Non possiamo conoscere il futuro del campo di Idomeni. Stiamo lavorando nel breve periodo su tre partenze verso Idomeni, ma crediamo che tutti i bordi della Fortezza Europa debbano essere nostre mete.
Verso Idomeni sono in partenza 2 persone dai centri sociali delle Marche, porteranno al seguito un furgone carico di scarpe. I giorni vanno dal 16 al 19 aprile. Inoltre alla segreteria sono giunte molte disponibilità a ripartire come #overthefortress dal 22/23 aprile al 1 maggio, ad oggi segnaliamo: 6 persone di Parma (ArtLab), 7 da Roma (Baobab), un attivista di MACAO di Milano, nonchè numerosi altri singoli che ci segnalano la loro presenza in modo indipendente ma chiedono di coordinarsi con #OverTheFortress.
I riferimenti per tutti nei giorni dopo il 25 aprile sono Tommaso, il più esperto di tutti che ha preparato l’arrivo della carovana, e Andrea di Marghera(CS Rivolta), che era in carovana.

Inoltre verso Calais è in partenza una delegazione da Trento (CS Bruno): http://www.meltingpot.org/Overthefortress-a-Calais…

Verso Lesbo mercoledì partirà Yamine, da Padova (CSO Pedro), al momento ancora senza compagni di viaggio.

Senza esitazione, chi volesse prendere parte ai viaggi non ha che da scrivere a overthefortress@meltingpot.org e/o chiamare al 348 248 3727.
Ovviamente, i recapiti sono a disposizione di chiunque voglia informazioni: non esitate a diffonderli tra le vostre amicizie e reti!

domani invieremo informazioni sull’instant book e sul materiale fotografico che può essere utile per presentazioni e discussioni pubbliche.

La nostra Europa non ha confini!


Segreteria Organizzativa #OverTheFortress


+39 348 248 3727 [lun – ven 12 – 18]

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Una risposta.

  1. Francesco Vertillo ha detto:

    Purtroppo passano il Mar Egeo anche con i canotti per bambini magari in 10!! E dove sono gia’piu’di 3mila i morti su quella tratta.
    Fate caso al fatto che non si parla mai dei trafficanti nei vari paesi! Ricordo solo i servizi giornalistici del 2011 sulla mafia tunisina quando sbarcavano in Sicilia dopo la rivoluzione dei gelsomini

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