1977-2

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Rivolta e lotta armata

Il 1977 è l’anno della svolta, la fine del movimento e la sua scomparsa e l’apparizione di una generazione che si rifugia nella lotta armata.

Negli anni precedenti, con un movimento in perenne mobilitazione le formazioni armate erano minoritarie, per non dire quasi inesistenti.

Le Brigate Rosse, avevano in quegli anni fatto azioni dimostrative e raggiungono il culmine con il rapimento di Aldo Moro, 17 marzo1978, importante personaggio della DC, ma successivamente vengono distrutti dallo Stato.

Dopo il 1977, appaiono varie sigle di formazioni armate, la più nota è Prima Linea.

Vi è stata sempre una componente che riteneva che la conquista del potere passa per le armi, fa parte della Storia dei movimenti comunisti e il modello per alcuni era stata la Russia di Lenin del 1917, per passare dalla Cina di Mao Tze-Tung, ai Vietcong che avevano sconfitto gli USA e non mancava il mito giovanile il “Che”, Ernesto Guevara, che aveva liberato Cuba, insieme a Fidel Castro e i loro compagni della rivoluzione Cubana e che si era immolato per la rivoluzione mondiale.

In molti di noi, vi era il mito dei partigiani, che avevano liberato l’Italia dai fascisti e dai nazisti.

Avevamo tanti modelli e non solo la voglia di imitarli, ma anche l’esigenza di liberare l’Italia dal dominio degli USA e anche completare l’opera dei partigiani e arrivare a una società comunista che liberasse dalla schiavitù del lavoro salariato, per una società egualitaria e che permettesse a tutti di esprimere le proprie potenzialità.

L’Italia per anni è stata al crocevia dello scontro tra due mondi, da una parte gli USA, dall’altra l’URSS, crocevia di servizi segreti (Cia, KGB, greci,israeliani) e del partito comunista con più forte potere all’interno del paesi schierati con gli USA.

E’ stato anche il paese in cui la contestazione giovanile e operaia ha raggiunto il punto più alto e più continuo dell’occidente.

Per anni, dal 1° maggio 1947 in Sicilia (Strage di Portella della Ginestra), passando per la bomba della Banca dell’Agricoltura a Milano (12 dicembre 1969), e continuando per gli anni 70, 80 e 90 è stato fatto di tutto per contrastare le lotte e fermare il movimento.

Vi è stata sempre l’esigenza di difendersi dai fascisti, che negli anni del movimento, cercavano di contrastare studenti e lavoratori e spesso in modi violenti, picchiando i compagni, e in questo senso i “servizi d’ordine” delle organizzazioni avevano la funzione di autodifesa, per non parlare della gestione delle manifestazioni, che sfociavano in scontri anche con i poliziotti ( famosa era la “Celere” di Padova, addestrata allo scopo).

Quando all’improvviso tutto mutò, da una parte le organizzazioni extraparlamentari si sciolsero, il PCI iniziò ad avvicinarsi al potere con la conquista delle città alle elezioni, esito di quei decenni di lotte e manifestazioni, e il movimento non trovò più sponde nelle istituzioni, ma anzi fu visto come controparte, una parte invece di chiudersi in se stessa e accettare la fine di un ciclo, si rivolse alla lotta armata.

Errori di valutazione, incomprensione del contesto cambiato, analisi sbagliata del movimento e della sua forza, contro attacco dello Stato, che in tutti quegli anni spingeva alla militarizzazione delle lotte (La legge Reale del 1975 che inaspriva le pene per l’ordine pubblico e quelle successive sul terrorismo), portarono migliaia di persone sul terreno scelto dallo Stato, con morti e migliaia di incarcerati e la fine di quel ciclo.

Lo scontro tra le forze dello Stato e i giovani, che scelsero la lotta armata, si concluse come era prevedibile con la sconfitta di questi ultimi e cercando di far dimenticare tutte le conquiste che in quegli anni si sono conquistati.

Quegli anni sono definiti gli “anni di piombo”, ma quel piombo ha pesato di più su tutta la società italiana, una cappa che si è abbattuta su tutte le lotte, poiché per anni è stato impossibile manifestare, perché qualsiasi manifestazione rischiava di essere sciolta dalla polizia, ma più di tutto ha costretto i giovani tra la lotta armata o il silenzio, il ritorno a casa.

Giorgiana Masi fu uccisa da agenti infiltrati e armati, in una manifestazione a Roma (12 maggio 1977), indetta dai radicali contro i divieti di allora del ministro Cossiga.

Per anni ai giovani è stato presentato quel decennio come un periodo di terrorismo, insinuando che le lotte hanno solo quell’esito ed è meglio rintanarsi nel proprio privato, lasciare ai professionisti la gestione della cosa pubblica e non è certo per questo che si è lottato.

Il potere ha vinto silenziando quel periodo e le conquiste ottenute, quelli che hanno scelto la lotta armata hanno perso, ma hanno contribuito con le loro scelte a questo risultato.

Immagini di quel periodo nelle foto di Tano D’Amico, militante, fotografo  di quegli anni.

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