Un mondo più equo

Convivenza e mondo equo!

Contro le spese militari!

Sgombriamo gli equivoci, ho partecipato alle iniziative contro l’invasione russa in Ucraina, subito un presidio organizzato da Sasà Albanese, insieme a me a Siderno, e successivamente in corteo a ROCCELLA con i giovani della Locride.

Il mondo è pieno di minoranze etniche in lotta per l’autonomia, da Est a Ovest e da Nord a Sud, con arresti e anni di carcere. 

È sufficiente cercare in rete. In Russia esiste la questione cecena, dopo anni di guerra, fu repressa dall’intervento dei militari con il soffocamento degli insorti. Nessuno fece obiezioni sui metodi usati. 

Sui diritti civili e le libertà ci sarebbe molto da dire in moltissimi paesi.

In Russia Putin ha un potere enorme e non usa mezzi termini contro gli avversari. In USA ancora i cittadini di colore sono ammazzati come non fossero uomini, da bianchi per nessun motivo. 

Per non parlare delle ultime elezioni che Trump ha provato di bloccare, con un golpe, la vittoria di Biden. 

Si potrebbe continuare all’infinito, solo che in occidente ci scandalizziamo solo quando vengono colpiti i nostri “amici”.

Per evitare ambiguità: pensare che Putin sia un comunista e essere fuori dal mondo, è un nazionalista, come anche tanti in altri paesi fuoriusciti dall’ex Unione Sovietica, quando non fascistoidi o intolleranti contro i diversi.

Unico antidoto contro le guerre è accettare le diversità in tutto il globo.

Facciamo parte, di fatto, di un’unica economia, spesso di rapina, pensando alla povertà di tanti popoli, i cui territori ci forniscono i metalli che ci fanno ricchi e ci permettono di avere economie avanzate. 

Importiamo gas dalla Russia, Nigeria, Libia, Algeria, con metanodotti che attraversano i continenti. 

Godiamo delle meraviglie tecnologiche con apparecchi prodotti in Cina o Taiwan.

I nostri vestiti vengono prodotti, a basso prezzo, nel sud est asiatico. 

Importiamo carne e frutta dall’Argentina, il grano dall’Ucraina e Canada.

Il nostro benessere è sfruttamento di forza lavoro da parte di multinazionali, con capitali o proprietari di varie nazionalità, e ancora ci scanniamo per essere a favore di Occidente o Oriente, Nato o Russia.

Il globo ha tante ricchezze che possono sfamare l’umanità e invece assistiamo impotenti a popolazioni impoverite e ridotte alla fame.

Sarebbe ora che lottassimo tutti contro queste iniquità, contro i localismi e i nazionalismi e invece ci sarà una nuova rincorsa al riarmo in tutto il mondo ricco.

Invece di distribuire il surplus che noi spesso buttiamo in discariche, spenderemo tanti miliardi per produrre o acquistare nuove armi più potenti, più mortifere, per combattere contro altri, che hanno strumenti di morte come i nostri.

Un mondo imbarbarito, guidato da governanti che pensano che avere un arsenale di armi, anche atomiche, ci salvi dalle follie altrui, lo stesso pensiero che fa l’altro.

Chi non si allinea al pensiero dominante, pensa che l’unica alternativa alla distruzione globale, è eliminare del tutto le armi, sotterrare gli arsenali atomici, sedersi a tavoli di discussione, non per dividersi il modo in sfere di influenza, ma dividere tra tutti l’enorme ricchezza che si produce.

L’Europa negli ultimi anni aveva assolto il compito di essere una entità di pace, non armata, dopo l’esperienza tragica di due guerre mondiali. 

Gorbaciov aveva tentato di essere interlocutore di questa idea. 

Invece di riarmarsi con le conseguenze prevedibili tra qualche anno, forse sperando che la Francia con le sue armi atomiche, possa contrapporsi alla altre potenze nucleari, non sarebbe ora che uscissimo fuori da questo circo di matti?

Iniziamo a non dipendere dalle energie fossili altrui, anche climalteranti e nocive, iniziando a fornire le nostre case di pannelli solari, oppure pale eoliche adatte.

Invece si sta pensando a grandi centrali eoliche o solari, addirittura da impiantare nel deserto e poi trasferire l’energia elettrica sotto terra e attraversando i mari per portarla con elettrodotti in altri paesi. 

Anche stavolta sfruttando le ricchezza naturali dei paesi poveri.

Preferisco l’utopia alla follia degli altri.

Nel 1969, Fabrizio De Andrè cantava: La guerra di Piero.