25 aprile PER NON DIMENTICARE!

La conquista della Libertà 75 anni fa

Gli anni passano per tutti e anche le ricorrenze rischiano di diventare un rito.

Quest’anno ricorre il 75 anniversario della Liberazione dell’Italia.

Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI, formato da rappresentanti di tutti i partiti politici italiani di allora, proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa.

Era necessario quest’attacco prima che arrivassero le truppe alleate, in modo da potersi sedere al tavolo delle trattative.

Il termine effettivo della guerra sul territorio italiano, con la resa definitiva delle forze nazifasciste all’esercito alleato, si ebbe solo il 3 maggio, e la fine del ventennio fascista. 

Non occorre dimenticare,  che  già sotto la dominazione fascista, gli operai delle fabbriche scioperarono contro il carovita, nel 1942 vi furono scioperi a Carbonia e successivamente a Sesto San Giovanni .

All’inizio del 1943, nasce a Milano il primo embrione del  Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e a partire dal 5 marzo lo sciopero di Torino (iniziato alla Fiat di Mirafiori e con una forte connotazione antifascista) e per tutto il mese di marzo anche nella provincia di Milano le grandi fabbriche parteciparono agli scioperi indetti dal PCI, PSI e Partito d’Azione, coinvolgendo circa 100.000 lavoratori; molti degli organizzatori pagarono a caro prezzo la loro ribellione e finirono anche nei lager tedeschi.

Nei primi giorni di marzo1944 una nuova ondata sconvolse tutto il triangolo industriale con una forte connotazione politica ancora più importante rispetto a quelli dell’anno prima, con la partecipazione di 208.549 operai.

Malgrado le minacce di deportare 70 mila operai, pari al 20 % degli scioperanti, secondo le indicazioni di Hitler, solo 1200 furono arrestati e inviati nei lager, la maggior parte degli altri si unirono alle formazioni partigiane, che avevano dato una mano agli scioperi con atti di sabotaggio alle linee elettriche e agli impianti e alle vie di comunicazione.

A fine settembre 1943 ci fu la rivolta dei civili napoletani contro l’occupazione nazista e li cacciarono permettendo agli alleati di entrare nella città senza colpo ferire.

Anche da questi fatti occorre partire, la storia di oggi è collegata a quella di allora.

Partendo da quei fatti, dalle lotte delle fabbriche, dal sacrificio dei partigiani si è costruita una Costituzione che è stata per anni una delle migliori nel mondo, con le conquiste ottenute poi negli anni 70.

C’è stato un filo rosso ideale che molti giovani degli anni 70 sentivano con i partigiani, volevano chiudere quel ciclo iniziato nel 45.

Ancora in pieno sviluppo industriale, vi era la repressione delle avanguardie comuniste in reparti confino della Fiat, malgrado quegli stessi operai avevano difeso la fabbrica perché non fosse distrutta dai nazisti in fuga.

Sempre negli anni 70, la celere di Scelba andava contro i lavoratori in sciopero. 

Furono allora conquistati le libertà sindacali con lo Statuto dei lavoratori del 1970, le pensioni sociali anche per chi non ha lavorato, la sanità pubblica per tutti, il divorzio, la libertà di autodeterminazione delle donne e la maternità consapevole.

Non occorre dimenticare, subito dopo la guerra, l’occupazione delle terre da parte dei contadini e dei braccianti, sconfitti dalla repressione dello Stato e dalla mafia in Sicilia.

Questi uomini trasferitisi al Nord, per migliori condizioni di vita, furono tra le  avanguardie quel ciclo di lotte che, trasformò,  insieme con le lotte degli studenti, un paese arretrato.

Tutte conquiste smantellate, finito quel ciclo di lotte, con il continuo attacco alle pensioni pubbliche, che hanno portato ad avere pensioni inferiori a 1000 € per buona parte dei lavoratori, allo smantellamento della sanità pubblica e adesso, con il virus Covid-19, ne paghiamo le conseguenze, precarizzazione del lavoro e sottopagato, con impoverimento generale della popolazione.

Ecco quello che non bisogna dimenticare, avere più consapevolezza che occorre continuare a lottare e difendere i diritti conquistati.

Per me questo è il lascito di quei padri: universalità, solidarietà, salute, lavoro, diritti, assistenza ai meno abbienti e lotta per un mondo migliore.

Pubblicato su Riviera il 26 aprile 2020