INVALSI: banalità e coraggio
Il diritto al dissenso
Quando la burocrazia vuole superarsi nella sua stupidità ci riesce.
che in alcuni casi hanno comportato la chiusura delle scuole e quindi l’impossibilià di svolgere i test.
In altri casi ci sono stati blocchi parziali delle prove, ma complessivamente i test non svolti sono molto più numerosi dell’anno scorso, malgrado minacce dei DS nei confronti dei docenti, la loro sostituzione, malgrado lo sciopero, da parte di altri colleghi (crumiri) e il cambiare i turni dei docenti che avrebbero potuto scioperare.
Altri docenti si sono prodigati a sostenere i test, a prestarsi a fare parte delle vigilanza ai test, a correggere i test, malgrado la normativa consente di non farlo, servi e sciocchi, complici di questa idiozia e non capiscono perché perdono il ruolo di essere considerati maestri e intellettuali! Se non hanno dignità, nessuno gliela può riconoscere.
La cosa che ha più colpito è stata la partecipazione dei genitori che hanno deciso in molte situazioni di non portate a scuola i giorni delle prove i figli per non sottoporli ai test.
Apriti cielo, ragazzini delle elementari sono stati maltrattati per questo comportamento dai loro insegnanti, reprimende ai loro genitori per il loro rifiuto di sottostare a iniziative che considerano lesive dei diritti dei loro figli e inutili per la crescita e la formazione.
Hanno aiutato i docenti più critici, hanno scelto di non essere responsabili dello sfascio della scuola, che gli ultimi governanti hanno perseguito e invece di capire le loro motivazioni e mettersi in discussione, i docenti “responsabili” li hanno richiamati all’ordine, all’accettazione acritica di tutto quello che il potere decide.
Invece di discutere le loro scelte, dei docenti, come i secondini delle carceri, hanno indicato i reprobi e li hanno puniti.
Scioperi identici in Catalogna (Spagna) che hanno coinvolto molte scuole.
Ma il potere non poteva non colpire i massimi responsabili di queste proteste, i docenti che hanno tenuto alta la schiena e hanno rifiutato le imposizioni.
Il Maestro Flavio Maracchia, docente in una scuola primaria di Roma, ha opposto il suo rifiuto, dichiarando la sua obiezione di coscienza.
“Obiezione di coscienza
Il sistema di valutazione Invalsi non funziona.
Nel migliore dei casi è frutto di un nonsense pedagogico, un equivoco, o semplicemente il risultato ultimo di un’ingenuità didattica.
Nel peggiore dei casi è invece il maldestro tentativo di un appiattimento formativo, il documento certificato di un decadimento culturale, una blasfemía.
Ma non è questa la circostanza opportuna per una sua confutazione.
Questo è soltanto il momento per una doverosa obiezione di coscienza. Una opposizione netta. Una forma di resistenza, coerente con il faticoso lavoro quotidiano di docente della scuola primaria, nel carrozzone malconcio della scuola italiana.
La nostra memoria storica è ricca di persone qualunque contraddistintesi per il solo fatto di essere rimasti fedeli a un ideale. Uomini e donne che nel risorgimento, poi nel periodo delle due guerre mondiali, nelle lotte per i diritti civili condotte fino ai nostri giorni, hanno trovato il coraggio di dire un semplice NO. Capaci di coerenza anche quando la loro professione di fede ha significato scelte scomode e comportato finanche la loro sciagura.
A scuola li celebriamo spesso portandoli come esempio ai nostri studenti. Che credibilità avremmo allora come maestri se chinassimo la testa davanti a quanto consideriamo ingiusto e offensivo?
Adesso tocca a noi. E non potrebbe essere altrimenti. Guai al popolo la cui scuola smettesse di essere luogo primigenio e culla di princípi e ideali.