Convivere e condividere

Palestinesi ed Ebrei nel cuore
Quante tragedie ci sono in varie parti del mondo e quanti popoli sono stati sterminati nei secoli più recenti, a partire alle invasioni (scoperta) di altri continenti, e l’annientamento dei popoli originari nelle Americhe, nell’Australia, nell’Africa e che continuano nel silenzio di tutti.
Mi chiedo se ci sia la possibilità di condividere lo stesso luogo? Se i confini attuali, che sono conseguenza di millenni di storia, guerre, epoche tragiche, possano essere la risposta agli orrori dell’ultimo conflitto mondiale.
Nel 1974 a fine agosto, sul treno che mi riportava a Torino per studiare, incontro un ragazzo palestinese e chiacchierando con lui scopro che deve trovare un albergo per alloggiare.
Gli dico se vuole venire a stare in un appartamento con un gruppo di studenti, che avevano deciso di abitare insieme, così non avrebbe speso niente.
Conoscevo bene la situazione della Palestina di Israele, in quanto facevo parte dei movimenti studenteschi e operai di allora.
E’ stato pochi giorni e poi è ripartito. Nel 1975 o 76, un giorno suona uno straniero, era suo fratello, ci comunica che era stato arrestato in Svizzera perchè terrorista, così venivano definiti i Palestinesi che combattevano in molti modi gli Israeliani.
Questi si erano stabiliti nel 1948 in una parte della Palestina, divisa in due dal’Assemblea Generale dell’ONU, per dare uno Stato agli Ebrei, dopo la deportazione nei campi di concentramento nazisti, negli Stati dell’Europa occupata dai Tedeschi e la tragedia dello stermino degli Ebrei nel mondo (SHOAH).
Gli Stati Arabi non accettarono questa divisione e ci fu una guerra tra Arabi e Israele, a seguito della quale ci fu un esodo dei palestinesi che dovettero abbandonare le loro terre o furono espulsi (NABKA, disastro).
In quel periodo parteggiavo per i Palestinesi, come tanti in Italia, per una delle formazioni palestinesi (FPLP), che poi confluì nell’OLP.
Negli anni successivi, oltre a fatti drammatici di stragi, ci furono tentativi di raggiungere accordi tra i due popoli, con la creazione due stati.
Nel 1998, su proposta di due docenti di lettere, ho iniziato a lavorare sulla deportazione nei campi di concentramento.
Gli studenti della mia scuola andavano su quei luoghi, insieme ai sopravvissuti dello sterminio, non solo ebrei, ma anche partigiani piemontesi.
Producevamo video sulla loro esperienza.
Ho appreso che i nazisti avevano pianificato nel 1942, alla Conferenza di Wannsee (Berlino), la “Soluzione finale”: la deportazione e lo sterminio degli Ebrei.
Ho prodotto, insieme a docenti, fino al 2014, video con le loro storie, non entro nei particolari.
Erano rimasti in silenzio per tanti anni, perché al ritorno nessuno voleva ascoltarli, e solo dopo 50 anni si sono convinti che fosse necessario ricordare.
Malgrado le sofferenze patite, non hanno mai dimostrato odio.
Nel 2014 altri Ebrei, loro parenti più giovani, erano preoccupati perché sentivano risorgere un sentimento anti-ebraico nel mondo e pensavano di trasferirsi in Israele.
L’attacco di Hamas, oltre al massacro di innocenti, ha portato a uno sfascio di quella zona, con rischio di deflagrazione ulteriore dell’area.
La risposta di Israele è inaccettabile, la vendetta non si misura in termini del numero di uccisioni e distruzione, anche se le norme internazionali prevedono che uno Stato attaccato possa rispondere per difendersi.
Come è inaccettabile, che gruppi di coloni vogliano occupare terreni e case dei palestinesi ed espellerli.
Si discute se il massacro dell’esercito israeliano, deciso dal governo di Netanyahu si possa definire “genocidio”.
Dente per dente oppure occhio per occhio, deve uscire dalla storia.
Anche avessero ammazzato centinaio o un migliaio di presunti terroristi e non anche incolpevoli palestinesi, tra cui bambini, sarebbe stato ammissibile?
Come è difficile stare impassibili di fronte alle macerie di Gaza e agli sfollati ridotti alla fame, per costringerli ad un nuovo esodo verso altri paesi.
La maggioranza dei cittadini in Israele, prima dell’attacco del 7 ottobre 2023, stava mandando a casa il presidente Netanyahu per corruzione, frode e abuso di potere e che ha un mandato di arresto della Corte penale internazionale per “crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.
Aiutiamo Israeliani e Palestinesi che vogliono vivere in pace, fuori dai fondamentalismi religiosi.
Associare i sopravvissuti dello sterminio nazista, alla strage del governo israeliano attuale e come voler scaricare la colpa dei figli sui genitori.
Negli anni ’70 la Sinistra era internazionalista, pensavamo a un mondo di pace e condivisione, aperto e senza confini.
Che brutti tempi, risorgono i nazionalismi, che ci porteranno a guerre intestine.
Pubblicato su Riviera, 30 giugno 2025
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