Numeri: vecchi a 50 anni

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Numeri: vecchi a 50 anni

09/09/2013 Lavoro 0
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Le cose accadono e spesso non ce ne rendiamo conto.

Si incontra per caso a scuola una faccia che ti sembra conosciuta, è un collega ITP di Elettronica, non lo vedo da anni, ha lavorato nella mia scuola anni fa.

Cosa fai, vengo a iscrivermi al serale per prendere il titolo di Perito Informatico, è diplomato in Elettronica, trenta anni fa.

Chiacchierando si scopre, che in questi anni ha girato tante scuole, per vari motivi (diminuzione di studenti, collega più anziano), adesso è finito DOP (Dotazione Organico Provinciale), in attesa di essere collocato in qualche modo, tra sostegno, supplenze,qualche progetto.

Il mondo cambia, le professioni che una volta sembravano sicure, adesso scompaiono.

Trenta anni fa, il perito Elettronico era il massino, iscrizioni di studenti sempre in aumento, poi l’informatica ha iniziato a diffondersi, invece di avere fabbriche in Italia e industrie del settore, l’Italia si è trasformato in un mercato per prodotti esteri, un immenso mercato per USA, Giappone, Cina, Corea in successione.

Non servono molti lavoratori, ma tecnici che sostituiscono schede, esperti ma non più di tanto, tanto con il tempo una scheda o un dischetto collegata a un computer ti fanno la diagnosi e in alcuni casi riparano il danno.

Nelle scuole non serve l’ITP di Elettronica, ma quello di Informatica.

ITP di 50 anni o quasi sessantenni devono riciclarsi, sperando che una nuova riforma delle pensioni non gli allunghi ancora nel tempo l’uscita dal lavoro di docente.

Non puoi continuare a sperare a fare sostegno, progetti per occuparti o a disposizione per eventuali supplenze.

Hai paura che se non ti trovano una collocazione rischi di finire esodato a 50 o 60 anni, con il rischio che possano licenziarti, dopo due anni di disoccupazione.

Oppure di fare la fine degli inidonei, che dovevano essere declassati a personale ATA, non più docenti.

Ecco anche per gli ITP si pensa a farli transitare nel ruolo di A.T., Assistente Tecnico, o meglio assistente di laboratorio, che fornisce assistenza nei laboratori ai docenti.

Non più docente, declassato a figura di supporto, con il rischio che tanti precari ATA vengano espulsi dalla scuola.

Hanno distrutto la scuola, hanno eliminato le ore di laboratorio, hanno ridotto l’orario degli studenti, e invece cianciano di attività laboratoriale, di competenze di acquisire, di stage in azienda e stanno eliminando le figure che a questo scopo sono adatti.

Mantengono a scuola docenti che hanno superato la sessantina, che a un passo dalla meritata pensione (Quota 96), si sono visti allungare anche di 7 anni il lavoro prima della pensione.

Inidonei per motivi di salute, esodandi cinquantenni, pensionandi in attesa, precari a vita e senza speranza, ecco questa è la situazione dei lavoratori, che non riescono più a parlarsi, isolati ognuno nel proprio orticello, senza la capacità di aggregarsi e di trovare un obbiettivo comune, il lavoro per i giovani, la pensione per i vecchi, la sistemazione di quelli in difficoltà.

La capacità e l’intelligenza di trovarsi i compagni di strada, di individuare l’avversario da combattere.

Vent’anni di un regime mediatico hanno distrutto questo, abbiamo pensato che dalle conquiste degli anni 70 non si tornava indietro, e invece non ci siamo resi conti che l’individualismo era entrato anche tra i lavoratori, ognuno a pensare sempre e solo a se stesso, abbiamo perso tutti.

Oggi gli inidonei hanno vinto, perché testardamente hanno lottato e malgrado  i momenti di sconforto, sono rimasti insieme.

Oggi 3000 docenti circa sono tornati a essere docenti, a svolgere un lavoro importante a supporto delle scuole o negli uffici periferici.

Oggi  3000 precari ATA hanno ritrovato il loro posto di lavoro, a gennaio gli daranno un posto a tempo indeterminato.

Ritrovare un senso comune, ricostruire l’unità tra i lavoratori: un piccolo passo è stato fatto, da questo si può ripartire.

Il collega, nato nel 1964, diplomato negli anni 80, ha iniziato la scuola dal terzo anno, un docente-studente, una volta si sarebbe detto studente-lavoratore.

Questi docenti, in questi anni sono rimasti isolati, abbandonati dagli altri docenti che li hanno visti scomparire dai laboratori per trovarseli in altro ruoli (sostegno, progetto), ma lo stesso può succedere ad altre figure perchè cambia il mondo e cambiano i ruoli e le funzioni dei docenti.

Se si subisce, occorre trovare soluzioni da soli, i docenti in questi anni hanno  accettato le varie “riforme”, i test Invalsi, il blocco delle anzianità, il blocco della contrattazione, la riduzione del personale, le panzane sul merito e sulle competenze, l’industria ha colonizzato il mondo scolastico, assurgendo a modello, ma in Italia le industrie non ci sono più.

Cosa hanno da insegnarci?

Circa 30 anni fa, i docenti erano assurti a modello per gli altri lavoratori perché si erano autoorganizzati, quel periodo è irripetibile?

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