Sovranisti e immorali

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Sovranisti e immorali

26/01/2025 Politica 0
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La doppia morale: tra scafisti e torturatori

Siamo abituati da sempre a perdonare i nostri amici, e siamo cattivi quando si tratta dei nostri “nemici”  di altri paesi, che siano lontani o vicini.

Parliamo dalle piccole notizie, che molti non leggono, come anche questa riflessione non avrà molti “like”, e di questo non mi cruccio.

Se arriva una nave con profughi o migranti nelle nostre coste, appena arriva, una delle prime preoccupazioni, appena sbarcati, si cerca il presunto scafista, cioè colui che ha guidato la barca.

Ormai è accertato che alcuni di questi disperati riescono a viaggiare gratis, se si occupano di prendere la guida o il comando della barca.

Molti altri sono stati fermati perchè qualcuno, quando sbarcato, li ha accusati  di essere scafista.

Casi recenti di rifugiati, attualmente sotto processo in Calabria, da Maysoon  Majidi, dopo un anno scarcerata, visto che le accuse erano inconsistenti e Marjan Jamali, ai domiciliari a Camini, perchè ha un figlio minore, anche essa, sotto accusa, ma con  prove  che si stanno sgretolando.

Vedremo, alla fine di questo processo, le eventuali condanne.

All’improvviso un comandante libico, il generale Osama Almasri Njeem, viene arrestato in Italia, a Torino, per assistere a una partita della Juventus, in quanto la Corte Penale Internazionale aveva emesso un ordine di arresto per crimini contro l’umanità e crimini di guerra (torture nel carcere libico di Mittiga, da lui diretto).

Un santo uomo che per riposarsi, dopo aver girato in Europa, tranquillamente, e con la benedizione di vari governi, visto che in Germania, era stato fermato, mentre viaggiava in auto, e subito rilasciato, voleva vedersi una partita di calcio della squadra del cuore.

Molto probabilmente, causa lo stress nel torturare i carcerati, una partita era un toccasana.

Liberato, e subito portato in Libia da un aereo, in quanto secondo il ministro Piantedosi: «Considerato che il cittadino libico era a piede libero in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto della Cpi, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato.”

Molto probabilmente si può pensare che se arrestato e condannato, non avrebbe potuto continuare nella sua opera di assassinio in Libia, o molto probabilmente, le milizie libiche, non avrebbero controllato la fuga dei disperati verso l’Italia.

Di certo non si può arrestare un generale, che svolge un compito fondamentale per il rispetto degli accordi, tra l’Italia e la Libia, a cui abbiamo delegato il blocco delle partenze verso l’Europa dei senza diritti.

Che finiscano nelle carceri, trasferiti nel deserto, oppure morti e sepolti dal mare, causa naufragio, non ci riguarda.

Pugno di ferro contro gli ultimi, porte aperte e onorificenza con i nostri sodali, anche se sono torturatori.

Non è il primo caso e non sarà l’ultimo.

Pubblicato su Riviera 25 gennaio 2025

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