Il poliziotto della rete esiste!

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L’occhio del grande fratello e la collaborazione gratuita

Tema: i social sono liberi da censura? Quali sono i diritti del collaboratore della rete?

Invitavo gli iscritti a un gruppo di discussione su Mimmo Lucano e Riace a non condividere sulla rete notizie, informazioni, messaggi, foto che abbiano riferimenti a un ministro ben noto, in quanto, secondo me, gli si fa un favore, al contrario di coloro che ritengono che fare ironia sulla sua mancanza di opportunità in alcuni momenti lo renda antipatico, lo ridicolizzi.

Tutte le discussioni se il WEB fa crescere la partecipazione dei cittadini è falsata dal fatto che ci sono sempre quelli che propongono e gli altri che si accodano, invece di informarsi, studiare, capire quello di cui si parla.

Succede questo perché c’è ignoranza incommensurabile sugli effetti della rete e sulla sua capacità di indirizzare le persone su certi argomenti, giocando sulla curiosità e in alcuni casi sulla morbosità delle persone.

Niente di più e niente di meno di chi segue i programmi pomeridiani o anche serali delle TV dei pianti, delitti e quanto fa audience.

Nel rispondere al commento di un mio amico, nel gruppo, faccio cenno che i social, FB e l’uccellino (Twitter) hanno determinato la vittoria di Trump negli USA e Bolsonaro in Brasile, non finisco la frase, che mi scompare dagli occhi, rimango perplesso, penso che dipenda che il mio argomentare fosse lungo.

Un altro tentativo di proseguire, eliminando la voce Twitter, e vengo di nuovo tagliato.

Ho provato a finire il discorso, con un altro commento, scrivendo anche che pensavo che fossi controllato, che occorre stare attenti quando si parla a casa del padrone, poiché rischi che ti sbatta fuori, anche questo cancellato, alla fine ho concluso in modo più criptico che quanto parli (inteso “scrivi”), devi stare attento. Ho riprovato anche il pomeriggio a completare il ragionamento, ma anche allora l’occhio ha continuato a modificare il mio commento.

Si sa che sui social è facile aprire campagne di odio e politiche per indirizzare le convinzioni di chi non ha molti strumenti per ragionare con la propria testa.

È noto pure che i nostri desideri di acquisto, le nostre partecipazioni alle discussioni e qualsiasi altra cosa facciamo sui social vengono analizzate, catalogate e come si dice si traccia il nostro profilo, non solo quello che noi inseriamo quando ci iscriviamo, ma anche ogni nostro passo.

Capita spesso che ti individuino come personaggio che stimola dibattiti ed ha seguito  e ti danno delle “stellette” di merito per farti sentire importante  e così invogliarti a inserire altri argomenti di discussione, capita anche che se non scrivi per qualche tempo ti solletichino a intervenire.

Il motivo di questo riconoscimento è dovuto al fatto che più persone partecipano con i “mi piace” o commenti o postando foto, loro possono conteggiarti e quindi vendere la pubblicità, basandosi sul numero di partecipanti di tutti i gruppi presenti.

Non solo, basandosi con tutti i tuoi dati acquisiti e analizzati, ti possono inviare la pubblicità mirata alle tue caratteristiche.

In questo senso il controllo su ogni nostro intervento è ancora più potente delle orecchie dei tutori dell’ordine che sono preposti a tenere sotto osservazione le telefonate di chi è soggetto a indagini di polizia.

A differenza di questi soggetti, che devono essere autorizzati ad ascoltare le nostre chiacchierate, questi ci “perseguitano” giorno, per giorno, in quanto quello che si dice rimane nella memoria dei server di chi gestisce queste piattaforme, che li vende alle aziende  per offrire “servizi”, altrimenti detta pubblicità, quando non ci vende, anche attraverso altri soggetti, al politico che può iniziare la sua campagna in base ai nostri profili. 

Come dicevo in precedenza, Trump ha vinto così, e anche Bolsonaro con campagne di odio e falsità sugli avversari.

Anche da noi il ministro, utilizzando la campagna contro  i migranti e  presentandosi come uomo normale, buon padre di famiglia sulla rete,  ha aumentato in modo esponenziale la sua visibilità e i sondaggi danno il suo partito come primo nelle prossime elezioni, quasi raddoppiando i voti presi alle elezioni di marzo.

Mentre quando si parla al telefono l’addetto alla registrazione della telefonata  sta in silenzio e prende nota, l’occhio dell’impiegato addetto sul social non ha problemi a cancellare immediatamente colui che ritiene non consono alle regole, che noi accettiamo al momento dell’iscrizione.

Non si può parlare male di chi ti fornisce il servizio, rischi che tu venga escluso, chi ti fornisce il servizio telefonico non lo può fare, sulla rete devi stare attento di cosa parli, invece se milioni di persone lanciano attacchi di odio, razzismo o misoginia, stranamente si accorgono quando qualcuno li informa.

Devo considerarmi “schedato”? Credo di sì, ho provato a finire il mio discorso, dopo un paio di ore, l’occhio vigile mi ha corretto quello che scrivevo, chissà se viene pagato bene?

Anche il famoso venditore americano di qualsiasi merce sulla rete, dopo avermi chiesto un giudizio su un prodotto comprato, al mio commento che il venditore si era comportato male, mi ha ribattuto che la loro politica non prevede che si possa parlare del venditore, ma solo del prodotto.

Non rispondo più alle loro richieste di giudicare la merce acquistata.

Invece  di pagarci in quanto gli facciamo un servizio gratuito, stando in rete e partecipando ai dibattiti, noi stessi merce e nemmeno anonima, ma preziosa, scandagliata in tutti i nostri aspetti, gusti, desideri, emozioni, ci censurano!

Internet era nato per scopi militari, poi è stato aperto  a tutti, sembrava che potesse contribuire ad aumentare la partecipazione, ma solo se mandi foto di compleanni, feste, spettacoli non si curano di te, ma se provi a discutere di certi argomenti, devi stare attento a certe voci, parole che vengono individuate  come “sensibili” da controllare, e nel caso specifico tagliare, diciamo un poliziotto anonimo, ma solerte e inflessibile, che elimina velocemente quello che pubblichi, ma nel frattempo ti hanno riempito di proposte di acquisto.

La pubblicità serve per far diventare miliardari i pochi padroni del web, influenti personalità nel nostro mondo  e della nostra vita.

Quando scrivi sui giornali e ti pubblicano la notizia, se qualcuno si sente offeso, può querelarti o più opportunamente chiedere la rettifica.

Ci vorrebbe una “censura” anche per il loro strapotere economico, dividerli e creare più reti diverse, ne va della “democrazi@“ e dei diritti dei cittadini, il grande fratello ci controlla con il suo occhio invisibile e sarebbe opportuno che ci facessero partecipi dei guadagni stratosferici che, grazie anche ai nostri contributi alle discussioni,  in pochi accumulano.

Non intendo corrispettivo poiché, come fa il più conosciuto motore di ricerca, ospitiamo sui nostri profili sociali pubblicità, ma perché noi forniamo i contenuti alle loro piattaforme e il nostro lavoro di idee, pensieri, documentazione, video, fornisce loro, gratuitamente,  il materiale per continuare a esistere.

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Il 3 gennaio 2019, dopo aver scritto articolo, su un giornale di Torino è pubblicata la notizia che attraverso alcune applicazioni, su cellulari con SO Android, FB riusciva ad prendere informazioni, malgrado la persona non fosse iscritta al social o non avesse acconsentito che questi dati (convinzioni religiose, sesso o altro) fossero trasmessi. Hanno dovuto modificare il software dell’applicazione, perché fosse obbligatorio il consenso a ricevere i dati.

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