2012-Rivolta e vittoria

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2012-La scuola in lotta

Gli ultimi anni non sono stati particolarmente felici per la scuola, l’attacco alla scuola pubblica è proseguito continuo da parte del governo Berlusconi, la “riforma” della scuola è passata, malgrado le resistenze ininterrotte dei docenti e degli studenti.

L’anno 2011 è stato in continuo susseguirsi di manifestazione studentesche, in rete ce ne sono a iosa, che si è concluso con la manifestazione a Roma del 15 ottobre 2011, che ha rappresentato il culmine di questo periodo, ma dopo gli incidenti si è dissolto.

Ognuno può dare le proprie valutazione sulle scelte fatte in quella giornata, ma per un anno tutto si è bloccato.

Oltre a modifiche strutturali sull’organizzazione della scuola, con la riduzione dell’orario scuola intorno alle 30-32 ore, con decremento del personale in alcuni settori.

I tagli sono continui da anni, le scuole spesso sono abbandonate e in condizioni precarie per quanto riguarda la sicurezza e spesso senza laboratori decenti nelle scuole che ancora funzionano.

La scuola malgrado le sconfitte resiste e qualche volta riesce a fermare l’attacco.

L’ultima riforma, quella che riguardava la modifica degli organi collegiali è ferma.

Gli organi collegiali che negli anni ’70 del secolo scorso avevano cercato di tenere conto del movimento di lotta degli studenti, aprendo la gestione della scuola ai docenti e alle famiglie doveva essere modificate, tornando ad organi che dovevano prendere come riferimento le imprese, diminuendo la presenza delle famiglie e aprendo la scuola a rappresentanti delle imprese.

Altri attacchi consistevano nell’aumentare il ruolo dirigenziale, con la possibilità di assumere il personale dalle singole scuole.

Tutto questo aumentando la discrezionalità del Dirigente e fornendogli delle armi di ricatto e contemporaneamente aprendo la possibilità alle scuole private di essere libere nelle assunzioni.

Dall’inizio dell’a.s. 2012/13 le iniziative studentesche, lunghe e articolate, hanno bloccate la riforma degli organi collegiali.

Anche nel 2012 le iniziative di lotta con manifestazioni sono state innumerevoli, culminate nella manifestazione Europea del 14 novembre, che ha visto scendere in sciopero lavoratori e studenti di alcuni paesi europei.

Questa volta il gioco di rappresentare i giovani e gli studenti, cattivi e violenti non ha funzionato, si è visto che le violenze possono venire da molte parti e il tentativo di creare disordini questa volta non ha funzionato, spaventare chi si oppone e lotta è il mezzo per tenere lontano la voglia di combattere.

Funziona spesso e l’ordine costituto sa che è un’arma potente (è successo sempre in Italia, in tutti questi anni, 68-69,77, 2001, 2011)

Su queste iniziative si sono inseriti i docenti, che sulla difensiva, sono riusciti a bloccare l’ennesimo attacco al ruolo sociale con la richiesta di un aumento dell’orario di lavoro di sei ore, in cambio di giorni aggiuntivi di ferie.

Aumento dei carichi di lavoro, spesso già al limite del sopportabile, taglio del personale precario e disconoscimento del lavoro docente ridotto a banale erogazione di lezioni.

Vi è stata una sollevazione in tutta Italia di molte scuole, che come sempre hanno dovuto chiarire che il lavoro dei docenti non è solo la lezione in classe, ma sono carichi non quantificabili (riunioni, compiti da correggere, preparazione lezione, rapporti con le famiglie) ed dopo questa sollevazione anche l’ultimo ministro che si sono trovati ha deciso che era meglio trovare altre strade per i tagli imposti dalle scelte politiche del nuovo governo tecnico.

La caduta del governo e le elezioni per il momento hanno bloccato questi tentativi.

Il 2012 è l’anno della rivolta degli studenti e la riconquista dell’orgoglio dei docenti, la riconquista di una nuova ripresa di protagonismo è partita più dai docenti vecchi che dai giovani precari.

I primi hanno dietro una storia di vecchie vittorie e di un modello di scuola democratica e aperta al dialogo, costruttiva.

I giovani provengono da un ciclo di sconfitte e di mancanza di protagonismo, spesso legata a modelli individualisti, a difesa del proprio particolare ( ci sono infinite sigle di precari a difesa di un proprio specifico) e che mai sono riusciti a creare un movimento unitario per il rilancio degli investimenti della scuola; non è colpa loro, si sono trovati in un ciclo discendente e sotto l’attacco delle politiche liberiste, ma non sono mai riusciti ad essere trainanti, come lo sono stati o precari dei cicli precedenti.

Sono stati i vecchi a riuscire a difendere i posti dei precari, organizzando la difesa del loro orario di lavoro, mediamente uguale in tutta Europa e sbugiardando le menzogne del governo sul loro lavoro e facendo risaltare il “lavoro sommerso” e il lavoro intellettuale che c’è dietro la fatica del rapporto con gli studenti, dietro la retorica che vuole vedere l’insegnamento equivalente ad un ciclo di fabbrica.

 

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