LOTTARE PER VINCERE!

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COMPAGNI DI STRADA

E’ brutto doversi raccontare le storie tra di noi e avere ragione, il nostro problema è convincere quelli che ancora credono che il PD sia dalla parte dei lavoratori.
Ci sono tanti onesti parlamentari all’interno di quel partito, ma ci sono tanti arrivisti da far paura, quelli che usano il tram giusto per fare carriera, quelli che salteranno dal tram, appena capiranno che l’aria cambia.
Per quelli che hanno sperato che sconfiggere Berlusconi era sufficiente affidarsi al PD, in quanto di sicuro partito presentabile al cospetto internazionale, non hanno fatto i conti con la realtà.

Non basta avere una storia di cent’anni per essere dalla parte dei lavoratori, questi ultimi  vengono utilizzati per l’interesse superiore del paese e se debbono accollarsi le ruberie dei governi precedenti, il grande partito, erede della tradizione della difesa dello stato, non può tirarsi indietro.

Storia vecchia e consunta, ma gli altri quelli che dovevano essere l’alternativa, non sono riusciti a essere riferimento per le lotte, al traino della CGIL, vista come il braccio sinistro di quel partito, sperperando anno per anno, quella credibilità che una parte dei lavoratori gli aveva affidato.
Con fratelli e padri le separazioni sono difficili, con chi è stato tuo compagno di lotta, ancora più difficile, ma spesso le strade da percorrere sono diverse.
Dovremmo farcene una ragione e camminare da soli.

Non mi entusiasma buttare discredito sul PD e sulla CGIL, non ci guadagnamo molto, ma questa è la realtà e su questa realtà occorre partire e costruire consenso sulle nostre iniziative.
E su quelli che si raccontano quanto siamo belli noi, noi che abbiamo fatto tanto per Quota96, noi che abbiamo lottato dall’inizio e costruito il comitato, anche loro rischiano di finire come residuato di un periodo, ma di queste macerie siamo tutti colpevoli e spesso paghiamo tutti gli errori commessi.

Anch’io ho sbagliato a stare in silenzio per due anni, non avrei potuto trovare la soluzione, ma tra persone che chiacchierano e si confrontano vengono fuori le idee giuste.
Dicevo ieri sera tra me e me, quante persone meravigliose si incontano quando si lotta e questo è il migliore risultato di questo periodo, ma vorrei anche vincere ed è per questo che scrivo questi lunghi articoli, tra nostalgia e amarezza, tra sogno e realtà, tra il bisogno di chiacchierare e la voglia del silenzio, ma una cosa è certa per lottare e vincere occorre essere in molti, da soli si perde.

Per anni, tanti lunghi anni, ho conosciuto lavoratori e iscritti del vecchio PCI, erano vicini e malgrado le differenze di vedute si chiacchierava.

Ho partecipato a cortei insieme ai compagni del PCI di allora, studenti, operai e intellettuali, ho manifestato con la gloriosa CGIL e la FIOM, anche se io ero “estremista” e con il tempo ho visto le distanze crescere.

Poi nel 1977  ho visto un segretario del PCI e un segretario della CGIL decidere che quei giovani che lottavano all’università, spinti dalla voglia di rompere con le compatibilità accettate dal PCI, erano contro i lavoratori.

Con il partito che sposava la politica delle compatibilià, con il partito che si schierava contro i giovani “ribelli”, ironici, diversi, che un partito fatto di gerarchie e riti non riusciva ad accogliere, che vedeva nemici di una concezione dello stato, per cui si tratta con l’avversario storico, ma si isolano quelli che mettono in discussione i tuoi credo.

Ho visto una gioventù bruciata, dai propri errori, ma spinta alla violenza perchè non veniva ascoltata.

Ho visto tante energie dissiparsi in scelte sbagliate, perché non si poteva rinunciare alla voglia di cambiare il mondo.

Ho visto tanti compagni di lotta finire in galera e non sono riuscito a capire perché non accettavano che un ciclo di lotte era finito.

Ho visto una generazione disperdersi ed ammutolirsi, quasi vergognandosi di avere tentato di assaltare i palazzi.

E ho visto tanti che su quelle lotte e su quella gioventù hanno costruito carriere.

Ho visto tanti che nel sindacato hanno trovato un altro luogo sicuro, piazzati nei posti giusti, che di quelle lotte ne hanno sfruttato l’eredità, senza che loro ne siano stati protagonisti e spesso ne avversavano le idee.

Ho visto tanti sindacalisti passare dall’altra parte, quando hanno capito che il sindacato aveva perso.

Ecco ho visto tanti compagni di strada che passavano per caso sui miei stessi luoghi, che camminanavano insieme perchè pensavano di sistemarsi.

In quegli anni quel partito e quel sindacato hanno scelto un’altra visione del mondo, eredi di una tradizione, ma senza prospettive e senza futuro.

Ho visto, nel 1990; un sindacato schierarsi contro le mie lotte, che cercavo di migliorare le condizioni dei lavoratori. contro le compatibiltà e i sacrifici e hanno chiesto al governo una legge contro gli scioperi dei “Cobas” di allora.

E i lavoratori sono stati abbandonati al loro destino, utili per rafforzare il ruolo dei dirigenti, per contrattare una funzione di mediazione a perdere.

Ho visto, nel 2000, un sindacato e un partito cercare di dividere i lavoratori della scuola, promettendo un premio a chi  se lo “meritava” ed anche allora ho lottato contro quel governo e quel sindacato ed allora ho vinto e ancora cercano di imporre quel premio, destinato ai “meritevoli” perchè un salario decente per tutti non c’è e occorre suddividere le miserie disponibili solo ai pochi fortunati.

Ecco io sognatore di altri tempi, con il tempo ho visto sempre più che tra di noi non c’era consonanza e non ho mai capito perchè tanti continuino a pensare che sia possibile spostare quei dirigenti sulla difesa dei lavoratori.

Vorrei capire perchè come non ho condiviso le scelte di chi si è rifugiato nella scelta armata e non li ho sentiti vicini, perchè dovrei sentire vicini quelli che negli anni si sono sempre più allontanati dalle mie idee.

Non capisco perchè da 30 anni persone che stimo e rispetto continuino a credere in dirigenti, ormai invecchiati, depositari di una storia che ormai non condividono, quando non l’hanno abiurata.

Per questo cerco altri compagni di strada, altri esploratori di sogni e speranze, altri camminatori indefessi, sempre pronti a schierarsi dalla parte dei più deboli.

Ecco perché vedo nel PD, un mio avversario, perchè in 40 anni di lotte, lo ho visto contrastarmi, portare idee più vicine ai conservatori che ai progressisti e fino alla fine, ho visto quel partito che si schiera contro di me.

 A sessant’anni trascorsi mi trovo quel partito ancora contro di me, ormai partito dello stato, al governo a difendere lo stato e tartassare i lavoratori, colpevoli di dargli ancora credito.

Dei miei errori ne sono consapevole, ma di quegli degli altri non sono responsabile, ognuno si scelga i propri compagni di lotta, ma li guardi negli occhi e cerchi di capire se sono veramente gli alleati che cerchi.

Ho continuato a rapportarmi, in tutti questi anni, con tanti lavoratori di quel partito, ma adesso comincio a non capirli più, perchè si può sbagliare e credere nella buonafede di quei dirigenti, ma quando gli altri lavoratori si allontanano e cercano altre strade, si può dare la colpa a quelli che non si illudono più, oppure sbagliano quelli che difendono una storia che non è più quella in cui credevano e forse penso che non sbagliano solo i dirigenti, ma anche gli altri che li seguono sono anche loro colpevoli.

Questo video è più esplicativo di questo mio lungo discorso

Tratto dal TG Parlamento del 14 aprile 2014

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