Dopo 7 non c’è 8!

Ambiente - Cultura - Lavoro - Scuola

Dopo 7 non c’è 8!

26/10/2015 Lavoro Politica Scuola 1
image_pdfimage_print

La pazienza ha un limite!

Penso che ormai deve essere chiaro a tutti che il continuo rinvio da una legge di  stabilità ad un’altra, da un emendamento ad un altro porta allo sfinimento ed è anche assodato che se non ci fosse un gruppo di persone che tempesta i parlamentari di telefonate e richieste di presentare emendamenti la storia di Q96 sarebbe da almeno un anno dimenticata, in un binario morto.

Malgrado questo si continua a interloquire con i gruppi parlamentari dell’opposizione nella convinzione che il muro di gomma del governo possa scalfirsi.

Si è abbastanza vecchi per capire che Q96 è una questione importante altrimenti il governo non farebbe le carte false che fa sui numeri dei Q96 e delle coperture ormai ridotte al lumicino ed è per questo che dico dopo 7 non c’è 8.

Se il governo ha deciso per l’ennesima volta di stralciare Q96 dalla proposta della Commissione Lavoro della Camera, significa che è una questione politica, di fondo, non possono ammettere che tutti quanti sono correi con la Fornero della macelleria sociale che hanno affidato a lei, come killer.

Si nascondono tutti dietro quel prestanome a coprire il fatto che le leggi le decidono i ricchi rappresentanti, tra cui alcuni nostri degni rappresentanti di quella canaglia che si chiama Commissione UE.

I ricchi difendono i ricchi e si fanno portavoce delle loro esigenze, difendono i loro interessi e quindi per chiudere ci vuole un solo slogan:

Andate a fan…, andate a morire….

Questo doveva essere la riga finale della lettera, ennesima che abbiamo inviato, ma non potevamo chiuderla con questi epiteti e allora ho deciso di inserire questo breve commento per concludere questa lettera che abbiamo inviata.

Al  Presidente del Consiglio Renzi

Al Ministro del MEF Padoan

Al Ministro del MIUR  Giannini

Al Ministro del Lavoro Poletti

Al Ministro della PA Madia

Al Presidente dell’INPS Boeri

L’errore imposto dalla “tecnica” Fornero era disumano,

la vostra perseveranza politica è diabolica.

E siamo a sette salvaguardie… senza Quota96

I lavoratori Quota96 assistono ormai increduli all’ennesima giravolta del governo.

L’ultima infamia del Governo nei nostri confronti è stata quella di non inserirci nella legge di stabilità 2016, stralciando Quota96 e altre categorie dalla VII salvaguardia, così come era la  proposta, approvata all’unanimità da tutti i gruppi parlamentari della Commissione Lavoro della Camera, con cui si sarebbero risolti tutti i problemi rimasti della gestione improvvida delle pensioni da parte della Fornero, con strascichi che si ripercuoteranno fino al 2022.

E’ dal 2013 che si approvano ordini del giorno sia alla Camera che al Senato, impegni e promesse “vani” del governo ad affrontare il pensionamento di Quota96 all’interno di leggi approvate dal Parlamento (tre leggi di stabilità, decreto Madia e legge 107/2015).

Cosa fa il Governo? Stralcia sempre le norme e/o gli emendamenti con le promesse, mai mantenute, di inserirli  all’interno delle prossime leggi !!!

Non c’è governo, compreso l’ultimo, che non abbia riconosciuto che la Fornero ha commesso coscientemente  un errore, facilmente sanabile e  invece tutte le volte su di noi scatta un niet.

In tutti questi anni, a parole, dal Presidente Renzi, ai Ministri Giannini e Madia e Poletti, al viceministro MEF Morando, ai sottosegretari Del Rio, Baretta, Legnini si sono impegnati nelle aule parlamentari ad affrontare la questione nelle prossime iniziative legislative (decreto PA, legge 107/2015….)

Malgrado l’impegno continuo e incessante dei parlamentari di tutti i gruppi che da anni si sono dedicati alla vicenda, i governi succedutesi nel tempo si mettono di traverso e bloccano qualsiasi iniziativa in favore degli ultimi lavoratori della scuola, Quota 96, ancora rimasti in servizio (circa 2 mila secondo noi, mentre voi non volete dare i numeri reali).

Sono scuse risibili, sia per quanto riguarda i numeri, ormai dimezzati perché una parte del personale è uscito sia con la IV e VI salvaguardia (congedi e permessi parentali), sia perché  diverse lavoratrici per disperazione hanno accettato la tagliola dell’opzione donna, e sia perché in questi 3 anni trascorsi, in attesa di un riconoscimento dovuto, molti lavoratori hanno raggiunto i nuovi requisiti.

Non sono credibili i numeri sparati a caso dall’INPS (9 mila nel 2012).

Non ci raccontate la frottola che non vi è accordo tra MIUR, INPS, MEF e RGS sui dati reali, ormai dopo tre anni è solo un gioco delle parti, altrimenti sarebbero da licenziare i dirigenti dei vari enti per incompetenza o scarsa attitudine al lavoro.

I costi, da voi previsti, ormai sono diventati meno di un terzo rispetto a quanto quantificato nel 2012 (130 milioni oggi a fronte dei 417 previsti allora).

Ci sembra assurdo che il MEF non ascolti quello che ripetiamo da 3 anni, cioè che l’assunzione di un precario costerebbe poco più della metà, tra  stipendio e contributi, rispetto a noi che costiamo  l’ottanta per cento in più di contributi e di stipendio allo Stato!

A questo punto ci chiediamo, cosa abbiamo fatto noi perché non si trovino soluzioni rapide per il pensionamento di pubblici ufficiali, ormai stanchi, depressi e demotivati, che dovrebbero occuparsi della propria salute, in alcuni casi malferma, oppure dedicarsi con più frequenza alla propria famiglia e ai propri nipoti.

Gli ultimi Q96 rimasti nel 2016 si avvicineranno a 42 anni di contributi le donne e 43 anni gli uomini e quindi rimaniamo perplessi quando in Parlamento si sta discutendo una proposta che prevede massimo 41 anni di contributi per poter uscire, e lo stesso governo dichiara di volersene occupare, e noi Quota 96 siamo costretti a rimanere al lavoro ancora per uno o più anni.

Anche L’INPS nella sua relazione annuale conferma che il numero dei pensionamenti anticipati è in aumento, malgrado le proposte governative di incentivazione a restare sul lavoro, con il “vantaggio” di avere una pensione aumentata, a conferma che dopo più di 40 anni i lavoratori non c’è la fanno più.

Pensavamo che ci fosse nel governo un sussulto di onestà intellettuale, di rigore morale, rispetto al nostro diritto di pensionamento previsto dalle leggi vigenti, che prevedono come unica uscita il 1° settembre, ma ormai crediamo che dei problemi reali di chi lavora da decenni nella scuola, avendo dedicato la propria vita per la crescita culturale ed economica di questo paese e delle nuove generazioni, anche questo governo non voglia occuparsi.

Invece siamo costretti a ricrederci e pensare che in questo governo gli interessi siano altri e diversi da quelli dei lavoratori “centenari” (ormai Quota 102 o più) della scuola.

Noi vorremmo andare in pensione subito, voi che intendete fare per noi?

Comitato lavoratori Quota96 scuola                                                                                                                                25 ottobre 2015

Visits: 11

 

Una risposta.

  1. admin ha detto:

    In effetti per chi non ci credesse, la riga finale è stata la più difficile, in quanto la chiusura del testo doveva essere quella del commento, ma dopo ampia riflessione e condivisione degli estensori si è chiuso in quel modo.
    Lettera inviata con le firme di Francesco V., Rosa Anna, Francesco M., Riccardo, Carla e Pio (arrivata in ritardo).
    E 8 perché qualcuno non stia ad aspettare miracoli.

I commenti sono chiusi.