Partigiani meridionali e la Resistenza
Sud e Resistenza
Parlare di Resistenza a 80 anni dall’inizio della Liberazione dai regime fascista, complice del nazismo, può sembrare fuori tempo massimo.
Mantenere la Memoria è un compito fondamentale perché l’Italia che abbiamo conosciuto noi, nati nel secolo passato, sappiamo i drammi del post guerra.
Ho avuto l’opportunità di incontrare a Torino, durante gli anni universitari, testimoni di quel periodo, partigiani e combattenti perché il paese ritornasse ad essere un faro di civiltà, tradizione e cultura.
Ho anche incontrato negli ultimi anni deportate/i ebree/i e partigiane/i sopravvissute/i a lunghi anni nei lager nazisti
Avevano lottato perché volevano cancellare dalla faccia della terra la parola guerra, che i conflitti tra Stati venissero risolti con trattative e non con il massacro dei combattenti e dei civili bombardati nelle loro case.
Non sempre la storia ha un andamento lineare e non sempre le utopie vincono, ma non per questo motivo non bisogna ricordare quei fatti.
Si ricordano di più i civili e i militi mandati allo sbaraglio per difendere i confini degli Stati, che potevano avere un senso nel periodo della loro nascita, ma adesso?
Per tanti anni nella mia testa i partigiani e i resistenti erano tutti del Nord, intellettuali, operai e anche contadini e anche quale figura leggendaria del Sud.
Negli ultimi anni studi hanno riportato in luce il contributo che molti combattenti, nati nel Sud, hanno dato alla guerra di Resistenza, combattendo al Nord.
Nel 2013 era stato pubblicato, a cura del Consiglio regionale del Piemonte, il testo “Meridionali e Resistenza – Il contributo del Sud alla lotta di Liberazione in Piemonte – 1943-45”.
Circa 7 mila nati al Sud lottavano, sono morti e deportati nei lager nazisti.
In questi ultimi anni ci sono studiosi, anche del Sud, tra cui Giacomo Massimiliano Desiante, autore dl libro “SUD E RESISTENZA – STORIE MAI RACCONTATE”.
Negli ultimi anni l’ANPI ha aperto l’associazione a chi non aveva partecipato a quei drammatici fatti, anche ai giovani, perché fossero a conoscenza di chi li ha fatti crescere in un paese libero e democratico, contro gli autoritarismi, ma anche perché si possa vivere accanto tra popoli, tradizioni e culture diverse.
L’ANPI di Siderno ha chiesto al Comune di Siderno, che le strade intitolate a Giacomo Matteotti e Antonio Gramsci, nella targa apposto al muro facessero riferimento alla loro vicenda.
Un modo perchè i giovani e anche i vecchi ne traggano ispirazione.
Sarebbe opportuno che gli studiosi della nostra zona approfondissero e portassero alla luce, testimonianze di resistenti della nostra zona.
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