Siderno ha già dato

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Siderno ha già dato

04/10/2020 Lavoro 0
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Ritorno al passato o uno sguardo al futuro?

Martedì all’assemblea dei Sindaci della Locride sono stati discussi due questioni importanti legati tra di loro, l’incendio all’impianto di San Leo e il previsto “ampliamento” dello stesso.

Sulla prima questione si è ancora nel  buio completo sarebbe da dire, nessuna informazione ufficiale sulle cause, in attesa di conoscere le sostanze disperse nell’atmosfera e poi, con la pioggia, nei terreni.

Non manca l’impreparazione del settore rifiuti della Città Metropolitana per affrontare la situazione di emergenza, sulla località scelta per smaltire la parte di rifiuti, che non può essere portata a San Leo.

Per molte amministrazioni trasferire altrove è impossibile, in quanto non dotati di mezzi di trasporti adatti.

Ritorno indietro di 18 anni: Consiglio Comunale di Siderno, 26 marzo 2002, sull’installazione dell’impianto di San Leo, dal verbale della riunione, ”…la proposta dell’amministrazione comunale di ubicare l’impianto in un nuovo sito, lontano dalla Contrada San Leo e precisamente nella vicinanza della contrada Mele, è stata ritenuta inaccettabile con la motivazione che il suolo poteva essere soggetto a fenomeni di inondazione e che per lo stesso terreno si sarebbe reso necessario il nulla osta paesaggistico, il cui ottenimento avrebbe chiesto tempi inaccettabili….”;

 ”..qualora non ci fossero le condizioni del sito, in termini di ambientale, di sicurezza, di salute dei cittadini, che non ci sono le distanze di legge, non è detto che non si possa spostare…”.

Il 29 settembre 2020 alla riunione dei Sindaci della Locride si è valutata questa possibilità, anche da parte del consigliere regionale Raffaele Sainato, ma in modo più chiaro da parte del Sindaco Giovanni Calabrese di Locri, che, come Siderno, ha l’impianto al confine, che parla di spostamento.

Giorni fa, nella sala comunale di Siderno, all’incontro con ing. Francesco Martino, progettista del nuovo impianto, ma anche colui che ha redatto il piano regionale dei rifiuti in questi anni, consulente della stessa e progettista di tutti gli impianti della Calabria, la dott. ssa Mariella Maffini, capo struttura della Regione, ci chiedeva di proporre alternative per l’organico, che la Regione avrebbe potuto eventualmente prendere in considerazione.

Una cittadina del pubblico, martedì scorso, giustamente faceva osservare che loro la “puzza” sotto casa, non la hanno solo da una settimana,  ma da anni. 

Non usiamo più il termine “puzza” ma con il nome appropriato, diciamo SOSTANZE TOSSICHE e NOCIVE, perché altrimenti dobbiamo pensare che si parli, “ di una fabbrica per la trasformazione di petali di rose, in estratto per i profumi, né di una maxi serra per le coltivazioni delle margherite, stiamo parlando di rifiuti solidi urbani..”,  dal verbale del 2002.

Occorre fare chiarezza su cosa stiamo discutendo e sarebbe opportuno che tutti i sindaci, vicini e lontani dall’impianto, abbiano una visione chiara e precisa di cosa si sta discutendo.

Sarebbe importante incontrarci con loro, per esporre le nostre ragioni, le nostre critiche e valutazioni sui rischi associati a un eventuale “ampliamento” dell’impianto, che, di fatto, si configura come un nuovo impianto.

Si rischia di discutere e decidere di importanti questioni, senza che nessuno abbia dato uno sguardo alla  documentazione, allegata alla richiesta arrivata al Comune, perché dia il suo parere sul progetto complessivo. 

Alle nostre osservazioni, lo stesso progettista, ha affermato che lui e i suo gruppo hanno preparato la documentazione e che le osservazioni e le obiezioni,  che venivano fatte da noi, loro le hanno tutte messe negli allegati, ma la scelta la deve fare la Regione.

Associazioni e partiti di Siderno hanno presentato un documento ai Commissari, in cui denunciano queste problematiche:

1) oltre il “revamping” dell’impianto attuale, vengono aggiunte un’altra linea per il trattamento del compost e due linee per il recupero materiale (ReMat).

Una moltiplicazione delle linee di lavorazione, con emissione in atmosfera di sostanze anche dannose per la salute (idrogeno solforato, ammoniaca, composti organici volatili e polveri sottili) e anche più rischi in caso di malfunzionamento.

2) problemi ambientali e vicinanze delle abitazioni, ci sono abitazioni vicine e lo saranno ancora di più ai nuovi punti di emissione

3)  impianti costruiti sulla falda acquifera, che in caso di pioggia sale a livello del terreno (piano campagna) 

4) esondazione della fiumara, come verificatisi da centinaia di anni e anche ultimamente 

5) zona sismica, che associata alla falda acquifera, presente in tutta la zona scelta, potrebbe portare anche allo sprofondamento delle strutture 

6) zona agricola con colture pregiate 

7) articolo 5 dello Statuto comunale, che vieta nuovi impianti chimici con rischi per la salute e l’ambiente 

8)impianto in zona Natura 2000 e entro i 150 metri dall’argine della fiumara 

9) zona di recente scoperte archeologiche 

10) strutture turistiche presenti

Futuro: l’organico deve essere gestito dal singolo comune o in consorzio con altri, con compostiere ai cittadini e  di prossimità. 

Isola ecologica anche come luogo di riciclo o scambio di materiali riutilizzabili.

Fontane pubbliche per garantire acqua potabile controllata ed eliminare la plastica delle bottiglie.

Penso che, su tutto questo e altro, sia opportuno aprire un confronto con i Sindaci, ma, anche, iniziative a livello legale, per il trasferimento di tutto l’impianto.

Francesco Martino

Comitato a Difesa della Salute dei Cittadini Sidernesi

Pubblicato su Riviera il 4 ottobre 2020

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