Migrantes
Fermare l’emigrazione degli italiani all’estero!
I migranti verso le nostre coste sono diventati lo strumento di campagne per influenzare gli elettori e convincerli che ci sia un’invasione da parte degli stranieri.
In questi giorni il ministro dell’interno Lamorgese ha risposto all’ex ministro Salvini ricordando che i dati degli arrivi di quest’anno sono inferiori a quelli degli anni precedenti:2019, al 31 ottobre,9.648; 2018, 22.031; 2017, 111.401.
Gli arrivi avvengono per lo più con piccole barche che giungono di nascosto sulle nostre coste, pochi con l’aiuto delle ONG.
Da una parte Lega e Fdi suonano le fanfare e le sparano grosse continuando a negare l’evidenza dei dati che testimoniano che il problema migranti è ridotto nei numeri.
Tra la gente vi è una percezione errata del fenomeno, dovuto alla grancassa di TV, stampa e reti sociali.
Invece si nasconde il problema reale dei nostri connazionali, costante degli ultimi anni, dovuto alla crisi del mercato interno, della globalizzazione, che ha comportato un esodo enormemente maggiore verso l’estero e una migrazione interna verso il centro nord, con ulteriore spopolamento del meridione.
L’emigrazione è un drammatico avvenimento che coinvolge interi paesi o continenti.
Nella storia recente degli ultimi 150 anni il flusso di partenze ha riguardato le aree con grandi diseguaglianze sociali, o a causa di eventi bellici.
Dopo l’unificazione dell’Italia al 1985, 29 milioni di persone sono emigrate all’estero, in particolare dal Meridione e regioni del centro-nord (Abruzzo, Veneto, Piemonte….), in parte ritornati.
Noi calabresi sappiamo cosa significa da generazioni: addii, separazioni dolorose di famiglie, amicizie e affetti persi, paesi spopolati, ormai abitati per lo più da anziani.
È stato reso pubblico, il 25 ottobre, uno studio della Fondazione Migrantes – Organismo Pastorale della CEI -, “ Rapporto Italiani nel Mondo” – 14° edizione, da cui risulta che nel 2018, 128.583 persone sono andati via dall’Italia.
Tutte le regioni italiane sono interessate all’emigrazione.
Al primo posto la Lombardia con 22.803 persone (10,04 ml. abitanti); Veneto 13.329 (4,905 ml. abitanti); Sicilia 12.127 (5,027 ml. ab.); Lazio 10.171 ( 5,897 ml. ab.); Piemonte 9.702 (4,376 ml ab.); Calabria, al nono posto, 5.621 (1,947 ml ab.)
Si nota che al primo posto ci sono le due regioni con le economie floride.
Le prime dieci province, in ordine decrescente, sono: Roma, Milano, Napoli, Treviso, Brescia, Palermo, Vicenza, Catania, Bergamo e Cosenza.
Di questi il 71,2% è emigrato in Europa. In Inghilterra 20.000, Germania con 18.385, Francia 14.016, Brasile 11.663, Svizzera 10.265.
Centinaia e centinaia di migliaia di uomini e donne, per lo più giovani, hanno abbandonato città e paesi, i luoghi della loro esistenza, degli amici, delle speranze, dei sogni.
Il 40,6% sono giovani tra i 18-34 anni. Il 24,3% si colloca nella fascia anagrafica tra 35 e 49 anni, cioè la parte più attiva della popolazione.
Negli ultimi 13 anni le iscrizioni all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) sono aumentate del 70%: + 2,2 milioni, da 3,1 a 5,3 milioni.
Ormai è una continua e inarrestabile crescita. Siamo passati dai 38.000 annui del 2008 a 128.583 attuali, dal 2014 (circa 100.000 espatriati) l’aumento è pari al 36%.
I cittadini italiani iscritti all’AIRE –Anagrafe Italiani Residenti all’Estero- al gennaio 2019, sono 5.288.281, pari a 8,8% dei 60 milioni italiani.
I meridionali sono il 48,9%; il 35,5% proviene dalle regioni settentrionali; il 15,6% dal Centro Italia.
Riguardo le zone di residenza reale, il 54,3% si trova in Europa, il 40,2% in America.
Il dato più interessante è il rapporto, per ogni regione, tra i residenti e gli iscritti all’AIRE, da cui risulta che interi paesi hanno più iscritti all’AIRE di quanti sono rimasti in loco.
Questi sono alcuni numeri: Molise, iscritti AIRE 29,2% dei residenti; Basilicata iscritti Aire 23,2%%; Calabria iscritti Aire 21,2%; Sicilia iscritti AIRE15,4%; Friuli Venezia Giulia, iscritti AIRE 15,2%; Abruzzo iscritti Aire 14,5 %, poi viene il Trentino 10,1%, tutti gli altri sotto il 10%, ultimi Umbria 4,5%, Emilia Romagna 4,6%, Toscana 4,8%.
Un piccolo paese del F.V.G., Drenchia, ha il triplo di iscritti all’AIRE rispetto a chi è rimasto; Roio del Sangro, piccolissimo paese in Abruzzo ha più del doppio all’estero; idem a Castelbottaccio in Molise e Acquaviva Platani in Sicilia; in Calabria, Paludi quasi il doppio e Mammola, al quinto posto, ha 1,3 iscritti all’estero in rapporto ai residenti.
Questo il quadro generale del paese Italia, che non aggiunge molto a quanto si vede nei propri comuni, nelle proprie città, parlando con i propri parenti o i propri amici.
Si è innescato uno spopolamento e un depauperamento ormai irreversibile.
Un paese impreparato, nella sua classe politica, che invece di affrontare i problemi reali, sta inseguendo la pancia degli elettori esasperati per la crisi, che ha depauperato anche buona parte di quella classe media che si è avvantaggiata del boom economico.
Mentre gli strati popolari ancora più colpiti della crisi, con la paura di ritornare poveri, non trovano di meglio che andare dietro il primo venditore di fumo.
Quest’ultimo gli propone ricette semplici, l’odio e il razzismo contro quelli che attraversano i mari e i muri, non avendo risposte ai cambiamenti epocali che si prospettano, dalla crisi economica, a quella ambientale, agli stravolgimenti epocali, causa guerre e fughe verso i paesi “ricchi”.
Non si considera che se diminuiscono i giovani, causa emigrazione all’estero, diminuisce la natalità, nei paesi di origine, e questo significa meno abitanti; si prevede che con questo trend, in pochi anni, il Meridione avrà una diminuzione di 2 milioni di abitanti, più paesi spopolati e invecchiati e socialmente impoveriti.
L’altro aspetto fondamentale è l’emigrazione interna che ha avuto una unica direzione dal sud al nord, sia nel periodo del boom economico, sia anche nella fase di crisi.
In particolare in questi ultimi anni l’emigrazione verso il Centro-Nord, ha visto un incremento di giovani diplomati e laureati, il 27% nel 2017.
Ormai il 40% dei giovani meridionali preferiscono studiare in università del Centro-Nord, per ottenere la laurea magistrale, pensando così di avere più opportunità.
Da pagina 7 del rapporto: “Continua, quindi, la dispersione del grande patrimonio umano giovanile italiano.Capacità e competenze che, invece di essere impegnate al progresso e all’innovazione dell’Italia, vengono disperse a favore di altre realtà nazionali che, più lungimiranti del nostro Paese, le attirano a sé, investono su di esse e le rendono fruttuose al meglio, trasformandole in protagoniste dei processi di crescita e di miglioramento.
Questo clima di fiducia rende i giovani (e i giovani adulti) expat italiani sempre più affezionati alle realtà estere che, al contrario di quanto fa la loro Patria, li valorizzano e li rendono attivi sostenendo le loro idee e assecondando le loro passioni.”
I dati, presi dagli archivi AIRE e ISTAT, sono estrapolati da:
https://www.migrantes.it/wp-content/uploads/sites/50/2019/10/RIM_2019_datistatistici.pdf
Il rapporto:https://www.migrantes.it/wp-content/uploads/sites/50/2019/10/Sintesi_RIM2019.pdf
Pubblicato su Riviera del 10 novembre 2019
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