La salute non può aspettare

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La salute non può aspettare

24/05/2020 Lavoro 0
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Siamo senza SPERANZA!

Sono rimasto particolarmente colpito dalla lettera del Comitato “Difendiamo l’Ospedale”, che, in quest’ultimo periodo, ha cercato di smuovere le acque, a partire con la raccolta di più di 20 mila firme e poi con la costituzione del Comitato per far ripartire le iniziative a difesa dell’Ospedale di Locri.

All’Ospedale si può morire, ancora in questi giorni, nella sala di attesa per cause ancora da verificare e questo la dice lunga sulla situazione a cui sono soggetti gli ammalati della zona.

Per nostra fortuna il virus dalle nostre parti ha attecchito poco, e questo ha fatto capire che un ospedale in queste condizioni non è adatto nemmeno per la normalità, come dovrebbe succedere in un qualsiasi ospedale d’Italia.

Sono passati più di 4 anni, dal 17 ottobre 2015, quando una folla immensa ha attraversato Locri dal centro fino all’ospedale, perché si provvedesse a renderlo adatto e sicuro per la salute e la vita delle persone.

In quel corteo vi era tutto il malessere dei cittadini, lavoratori, commercianti che protestavano perché si rilanciasse la zona anche per il lavoro, non solo per una sanità decente.

Una gestione masochistica di chi la gestiva ha spostato la discussione su battibecchi incomprensibili, invece di raccogliere quella forza straordinaria, che quella manifestazione reclamava: diritto alla salute, al lavoro, alla viabilità.

Nemmeno negli anni successivi il Comitato dei Sindaci è riuscito a rilanciare la questione e dare una risposta adeguata al problema che rimane e farsi ascoltare dal Governo.

I vari commissariamenti della Sanità e delle ASP non sono serviti a nulla, anzi hanno peggiorato la situazione, e solo la fortuna ci ha permesso di evitare ecatombe di morti come in altre regioni.

Non mi sembra che le apparizioni in TV della nuova Governatrice e il silenzio del nuovo Commissario alla Sanità stiano dando risposta al territorio.

Malgrado proclami che presto si sarebbe attivato la struttura per il problema Covid, siamo ancora in attesa che ci sia una sala adeguata o almeno che i tamponi si sarebbero analizzati a Locri.

Solo parole anche da parte della regione, ne al momento sembra che si stia muovendo in tempi rapidi per essere pronti ad un nuovo apparire del virus come tutti paventano per l’autunno.

Unire i cittadini per difendere i loro interessi richiede molta politica, quella seria, fatta dalle persone interessate e partecipi.

Definirsi apartitici è diverso dal dirsi apolitici, la politica fatta per i diritti è una cosa giusta, lottare, chiamare i cittadini a partecipare e scendere in piazza per reclamare i propri diritti calpestati è fondamentale, giusto e necessario.

Questo è quello che ho imparato in tutti questi anni e mi ha insegnato a stare con la parte più debole, meno difesa, meno conscia dei propri diritti.

In questi anni, anche in questa zona, ho incontrato persone con cui potere continuare a lottare per gli altri e con gli altri che condividono gli stessi interessi, dobbiamo essere più incisivi e non aspettare che i politici ci risolvano i problemi.

Occorre attivarsi e stare alle calcagna di sindaci, assessori comunali e regionali, fino a quando non diano risposte adeguate, con scadenze certe, senza stancarsi e respirargli sul collo, perché la salute è un diritto inalienabile anche per questa zona.

Non si può aspettare l’autunno, adesso è necessario intervenire perché se il virus si attecchisce in Calabria, non ci sono speranze. 

Per altre malattie gravi si era abituati ad andare al Nord, ma anche questi ospedali hanno dimostrato di essere inadeguati e non pronti ad affrontare il problema virus, mettendo in evidenza gli errori di una gestione politica che ha privilegiato, con la sussidiarietà, il privato,  e causa dell’eccessiva mortalità.

In Calabria siamo quasi all’anno zero e allora non ci resta che il Ministro della salute Roberto SPERANZA, che speriamo che questa volta ascolti “il grido di dolore” che giunge alla popolazione senza ospedale, dicevano in modo pomposo i politici di una volta, mentre dobbiamo abituarci a dire “il grido di giustizia” che si alza dai cittadini e chiede interventi immediati.

Articolo pubblicato su Riviera il 24 maggio 2020

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