Numeri:persone
Un post per parlare di persone, delle cose che contano, di uscire da un mondo in cui tutto si riduce a numeri, a spersonalizzazione, a rapporti inesistenti.
Due spunti:
1) un docente ipovedente, viene attaccato in modo violento, in un cdc, dai genitori perchè i loro figli hanno problemi nella materia.
2) dei passeggeri protestano in modo violento perchè un treno non parte, dopo che si era fermato perché un viaggiatore era stato colpito da ictus.
Questo è il contesto di un mondo che si chiude in se stesso, che non riesce a guardare oltre il proprio naso, che non si rapporta all’altro e che non vuole condividere niente.
Gente arrabbiata, chiusa, gretta.
I razzismi, i leghismi nascono da questo humus culturale.
In Italia, novembre 2012, è possibile prendersela con un giovane docente, ipovedente, senza che questi abbia la possibilità di rispondere, in quanto il suo visus non gli permette di guardare l’interlocutore a distanza.
A questo è ridotta la scuola, genitori che in un contesto culturale, educativo, si comportano peggio che in un campo di calcio.
Che misurano le esigenze del proprio figlio, che si arrabbiano perchè c’è lo studente che rallenta i più bravi.
Si parla di eccellenze, di ragazzi che perdono opportunità perchè ci sono quelli che rallentano, che forse è meglio inserirli in percorsi differenziati.
Cinquantanni dalla riforma delle scuola media, quarantacinque dal prete di Barbiana, non sembra siano mai esistiti.
I bravi, coloro che hanno più opportunità perchè cresciuti in ambienti favorevoli (famiglie più acculturate o ragazzi più svegli), non possono perdere il loro tempo dietro le lentezze degli altri.
Darwinismo educativo e chi non c’è la fa può passare a fare i lavori artigianali (cameriere,saldatore, idraulico), mentre agli altri si possono aprire gli spazi per le esigenze del mercato, ragazzi flessibili, pronti a dire sì, a cambiare lavoro, con stipendi da fame e le famiglie dietro questo bluff del liberismo a osannare le capacità della virtù delle aziende e dei loro valori.
Lo stesso su un treno, non si può aspettare, non si può perdere tempo, se qualcuno sta male, scarichiamolo alla prima stazione e poi veloci alla propria meta, un lavoro, una gita, in compagnia, una compagna, una amica, un amico.
La vita è breve, il tempo scorre veloce, non perdiamo un secondo, ognuno a inseguire i propri sogni, a non guardare chi gli sta accanto o che chiede aiuto.
Tutto è merce, tutto si misura sul profitto che puoi ottenere.
La scuola è un’azienda, lo studente è un cliente e come in un negozio compri la merce e vuoi essere soddisfatto (customer satisfaction), e i genitori che spendono le loro aspettative e i loro soldi sui figli vogliono una scuola che fornisca i servizi che ha promesso, una scuola non serve a farti crescere, ad abituare a confrontarti con gli altri, con le loro emozioni, ma serve ad erogare diplomi, che si misurano in voti, in patentini (lingua inglese, informatica,..) da poter spendere sul mercato.
La scuola è morta.
Il treno è il mezzo che ti serve per raggiungere le tue mete, non è un luogo di incontro, di rapporti, ma un vagone vuoto che tu riempi con le tue aspettative, con la tua fretta, con il desiderio di arrivare, perchè tutti hanno paura di morire e gli altri non esistono.
L’umanità è morta.
La merce, la morte di tutto quello che l’umanità ha costruito in millenni, cultura, tradizione, affetti, sensazioni.
Serve un’altra scuola che liberi l’umanità dai falsi valori e che ritorni al prete di Barbiana.
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