RELAZIONE(quasi) FINALE
Alla fine di questo A.S., che per me personalmente avrebbe potuto essere il primo in”quiescenza”, se l’ affabile e magnanima Prof.ssa Fornero non mi avesse “salvato”, permettendomi di svolgere ancora per tanti anni il mio ruolo sempre più immiserito di docente, sento il bisogno di fare un bilancio.
Mai come durante questo ultimo anno ho potuto sperimentare come il motto femminista: il personale è politico, descriva molto precisamente la nostra condizione alla mercé dei potenti in carica; l’operazione di biopolitica avviata dal governo Napolitano1 (Monti) ha direttamente inciso sul tempo di vita di tutti i lavoratori e in particolare di quelli della scuola, operando un vero e proprio furto del nostro tempo , innalzando l’età pensionabile fino a dei limiti che non hanno eguali nel resto d’Europa.
Siamo stati sacrificati sull’altare della finanza internazionale: in trincea per abbassare lo spread…
Fatto il lavoro sporco, siamo stati chiamati al voto, con la peggiore legge elettorale vigente in Europa, che tutti i partiti dichiarano di volere abolire, ma che rimarrà a suggello dell’infame patto antidemocratico che si è stabilito tra i partiti del cosiddetto Centrodestra e quelli del cosiddetto Centrosinistra.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, il governo Napolitano2 (Letta), frutto di uno stravolgimento dei meccanismi che regolano in ogni paese del mondo le regole democratiche: un patto tra partiti alla canna del gas e duramente puniti dagli elettori, che si accordano per annichilire qualsiasi opposizione alle politiche di austerità imposte dalla oligarchia finanziaria e per frenare il loro inarrestabile declino e occultare la verità sulla loro corruzione e su troppe vicende ancora oscure della recente storia del nostro Paese.
L’emergenza che l’oligarchia ci presenta questa volta non è più lo spread, ma la improrogabile esigenza di modificare la Costituzione , con il pretesto della “governabilità”. Le voci fuori dal coro vanno zittite, in quanto “divisive”, infatti “la guerra civile è finita”, come ha annunciato il Cavaliere del popolo dell’amore e della libertà, si apre una nuova era in cui ogni conflitto viene represso sul nascere o con i manganelli del suo Scherano.
Si dice che chi è stato ribelle in gioventù diventi conservatore in vecchiaia, ma oggidì sappiamo che il ribaltamento di significato di molte parole è il gioco preferito degli addetti alla comunicazione di massa e ai partecipanti al teatrino della politica, perciò premetto che mi considero un ribelle al pensiero unico dominante proprio in quanto conservatore ; insegno Storia, e quindi il mio mestiere è insegnare alle generazioni più giovani a far tesoro dell’esperienza di chi li ha preceduti e a difendere quei principi, libertà, uguaglianza, fraternità, che ancora oggi sono troppo spesso negati o messi in discussione.
Combattere gli spettri vestiti a nuovo del passato che ritorna, educare alla cittadinanza consapevole e alla partecipazione democratica, questi gli obiettivi che, come insegnante di Lettere mi sono posto.
Temo però che questi commendevoli propositi non siano giudicati tali dalle autorità preposte, che mi impongono piuttosto di definire le competenze, le abilità, le capacità: verificarle, quantificarle, misurarle, valutarle.
La tassonomia: un virus che inoculato nel corpaccione della scuola italiana dovrebbe garantire il controllo, la “governance” del sistema…
La pretesa che ogni azione educativa sia misurabile e valutabile oggettivamente, nasconde il vero obiettivo: controllare tutte le fasi del” processo produttivo” e soprattutto controllare l’operatore, cioè l’insegnante, sempre più spersonalizzato, vincolandolo a tempi e metodi impostati da programmi informatici. La visione distorta della tecnologia che contraddistingue le “autorità competenti”, porta a utilizzare l’informatica nella scuola principalmente come strumento di controllo degli studenti e degli addetti al lavoro.
L’operazione registro elettronico, avviata dall’Ing. Profumo, non appare prioritaria e inderogabile per rendere più efficace l’azione educativa, che con sempre maggiori difficoltà si svolge nella nostre scuole, ma appare piuttosto un ulteriore tassello della ricostruzione della scuola secondo i modelli “panottici”dell’organizzazione aziendale.
A una generale perdita di autorevolezza delle istituzioni si risponde con la vecchia ricetta autoritaria: sorvegliare e punire!
Il rito degli scrutini mi sembra sempre più disumanizzato , deprivato, ridotto a puro calcolo numerico di dati presunti oggettivi, ma che nascondono la cruda soggettività di ogni valutazione e i più vieti personalismi. Uno spettacolo poco edificante, fatto di tensioni reciproche e frustrazioni incrociate.
Giunti alla “resa dei conti”, estenuati da un anno trascorso a contenere studenti sempre più impermeabili all’insegnamento, secondo i metodi e i mezzi della didattica in uso, pressati da Dirigenti che perseguono l’efficienza e non l’efficacia e che alla generale crisi di autorità reagiscono con l’autoritarismo,
l’ unica reazione possibile per non lasciarsi trascinare da una deriva nevrotica e autodistruttiva è mantenere la nostra dignità, che nessun Ministro o capo popolo ci potrà mai dare, lottando in prima persona contro ogni tentativo di imporre modelli autoritari di controllo sociale, che stravolgono i nostri diritti di cittadini e di lavoratori.
Carlo Morgando
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