Scuola pubblica e scuola paritaria
Finanziamento scuole paritarie
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Il referendum di Bologna può essere un punto di svolta in quanto tende a chiarire la questione dell’art.33 della Costituzione (“senza oneri per lo Stato”).
Era chiaro agli estensori della Carta Costituzionale che lo Stato deve provvedere all’Istruzione dei suoi cittadini, come compito prioritario, al pari della salute e del lavoro.
La scuola pubblica si è diffusa nel tempo, agli albori le scuole erano gestite per la maggior parte da enti religiosi, poi con l’Unità d’Italia, i socialisti si posero il problema che l’educazione non fosse influenzata dalla Chiesa cattolica, che ha ben chiaro il ruoli dell’educazione nella formazione del cittadino.
Credo questo sia il punto di fondo, la Chiesa ha subito l’Unità di Italia e la riduzione del sui ruolo, non è un caso che il concetto di “sussidarietà” rimane il faro su cui si muovono, nella scuola e in particolare nella formazione professionale (Compagnia delle Opere), nella Sanità con le convenzioni.
Si scontrano due visioni del ruolo dello Stato, chi pensa che sia compito prioritario dello Stato provvedere all’Istruzione e chi ritiene che lo Stato debba provvedere a finanziare Istituzioni private che provvedano a questi compiti.
Non è una questione solo simbolica, si discute di come noi vogliamo che si evolva l’Italia e in quale direzione.
Le scuole private paritarie sono in maggioranza cattoliche e la loro funzione è l’educazione secondo la dottrina cattolica, non è questione di aiutare le famiglie, lo Stato può provvedere tassando chi non paga tasse evadendole o chi ha speculato mettendoci in crisi(spesso sono le stesse persone, evadono e poi investono in BOT tenuti a interessi alti dai pescecani delle Borse e dalle politiche dell’UE, supine a queste scelte).
Le scuole provate sono state quasi sempre scelte da famiglie agiate, perchè non volevano mischiare i loro figli con i problemi che ci sono in una scuola di massa.
Dobbiamo noi finanziare la maggioranza di chi ha soldi o di chi vuole educare i propri figli secondo le proprie convinzioni religiose.
Che poi la frequentino anche studenti di famiglie meno agiate dipende da scelte politiche dei governi che hanno preferito non investire sulla scuola dell’infanzia, appaltandola a chi aveva supplito per anni a questa esigenza, ma l’esperienza dei comuni degli anni in cui si è sviluppato il tempo pieno nelle grandi città, dimostra che è possibile soddisfare le esigenze delle famiglie che lavorano, senza dover ricorrere ai provati religiosi.
Chi ha bloccato lo sviluppo del tempo pieno in questi anni, chi si definiva vicino alle gerarchie cattoliche.
Chi ha trasformato il tempo pieno in tempo lungo, sono solo scelte dovute ai costi, oppure scelte politiche per favorire determinate scuole.
Per finire anche nella Sanità le scelte vanno nello stesso senso, l’aver privilegiato il rapporto con il privato non è che sia stata una scelta casuale, in Italia ci sono cittadini di serie A e di serie B.
Che poi il privato non sia di una moralità eccelsa e che il suo interesse non è il bene dei cittadini è solo una constatazione.
Berlinguer perché hai fatto quella legge sulla parità? Forse l’alleanza con i cattolici si deve creare sui valori comuni, non sui giochi di potere. Quando i principi debbono sposarsi con gli interessi di bottega, si partoriscono dei mostri.