Sud-Nord uniti….

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Sud-Nord uniti….

04/03/2013 Lavoro Notizie Politica 0
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I fili della storia spesso si intrecciano e poter rincorrere le trame spesso è anche un piacere.Nel periodo caldo (Autunno) e entusiasmante della gioventù (anni 70), le lotte hanno uniti il Nord e il Sud.

Il vento del sud, dei suoi braccianti e delle loro esigenze, si erano sposate con la tradizione di lotta e di organizzazione degli operai del Nord, i vecchi operai comunisti, spesso isolati dalla repressione padronale (reparti confini).

E la migliore gioventù studentesca seppe dare una continuità con la voglia di cambiare il mondo paludato della scuola.

Anche nella scuola la si coagularono i figli della borghesia del nord con i giovani del sud alla ricerca di un titolo di studio che li sollevasse dalla cronaca mancanza di lavoro, che aveva spinto i loro nonni, padri e fratello ad emigrare per far crescere le loro famiglie.La spontaneità e la freschezza del sud, anche con ingenuità, trasformò il clima freddo del nord.

Per anni lavoratori del nord e del sud, con in prima fila quelli del Sud, e anche gli studenti universitari gridarono “Nord-Sud uniti nella lotta” e questo slogan legò i due mondi, dal nord al sud per anni rimbalzò nelle manifestazioni e nelle riunioni.

Fu la prima vera unità d’Italia tra generazioni e tra due mondi diversi.

Molti leader operai erano  emigrati dal sud e anche molti leader studenteschi.

Poi quel mondo finì, arrivarono gli anni 80, 90, 2000, 2010 e spesso questi fronti si separono, il sud fu abbandonato al suo destino, lasciato nelle mani della malavità organizzata (mafia,camorra,’ndrangheta, corona unita) e ad una classe politica clientelare, che gestiva il suo piccolo potere.

Il sud abbandonato a se stesso, diventa in questi anni ricettacolo dei rifiuti nocivi, quelli che non si possono trasportare più in Africa. Si alleano i padroni del nord con le mafie del sud, a cui viene delegato il lavoro sporco di smaltire i rifiuti pericolosi, nocivi, mortali.

I primi risparmiano sui costi, i secondi si arrichiscono sulla pelle dei loro compaesani; senza ritegno le migliori terre dalla Campania (camorra) alla Calabria (‘ndragheta), e anche i mari vengono inondati delle schifezze delle fabbriche del Nord.

Nel frattempo con i soldi dei rifiuti e delle varie droghe, le mafie si insediano al Nord e controllano settori industriali e cicli produttivi.

Le poche fabbriche del Sud, residuo di scelte industriali clientelari e con alta nocività, con il tempo chiudono, lasciando macerie e disoccupazione.

I soldi delle mafie in qualche modo entrano nel circuito legale del Mord e del Sud, in cui spesso riciclati, diventano una parte importante dell’economia, arricchendo le mafie, ma anche dando respiro alla crsi del sud.

Le poche fabbriche rimaste sono spesso portatori di danni al territorio e alle persone, emblema di questo sono la Pertusola di Crotone (ex Montedison) chiusa che ha sotterrato nello stabilimento i rifiuti pericolosi e anche in altre parti del comune.

Rischi immensi per la popolazione, ma era l’unica possibilità concessa per non emigrare, quando fu aperta.

Nessuno sapeva valutare che la “ricchezza” si pagava con la vita.

Ma la maggior concentrazione di rischi si trova concentrata nella città di Taranto, Cementir, porto militare e ILVA (ex Italsider) sono un polo di nocività e di morte incalcolabile.

Per anni i politici, spesso complici dei padroni, hanno chiuso gli occhi, scaricando sulle popolazioni i rischi delle loro scelte, uno scambio tra lavoro e ricchezza di un’intera città, e polo fondamentale di tutta la produzione siderurgica italiana, con la vita non solo dei lavoratori, esposti ai rischi del lavoro insicuro, ma anche delle loro famiglie e dei cittadini, vicini allo stabilimento.

Bambini con difficoltà respiratorie, donne con rischi di fertilità, aumento dei tumori, questo è il lascito dell’ILVA.

Poi un giorno si sono svegliati i Cittadini Liberi e Pensanti e magistrati incorrutibili e hanno messo in crisi questo sistema e hanno deciso che le fabbriche devono essere portatori di ricchezza e benessere, non morte e malattie.

Il Nord aveva già pagato le scelte scellerate di investimenti nocivi, anni fa l’ACNA di Cengio, e Eternit (amianto) in comuni del Piemonte (il simbolo è Casale) con i morti di lavoratori e cittadini.

L’Italia è unita adesso dalle mafie e dalle morti, ma ci sono gli anticorpi.

Dal Nord al Sud intere popolazioni non subiscono più e si ribellano.

Dalla Val Susa a Taranto, passando per Niscemi, in Sicilia, dove la Nato vuole insediare un sistema di controllo per la gestione satellitare (MUOS), attraversando la lotta contro le discariche e i termovalorizzatori in tutta Italia, cittadini coscienti, lavoratori, tecnici si stanno organizzando per opporsi ad un capitalismo rapace e distruttore di territorio e vita.

Negli anni 70 la nocività fu un terreno di lotta nelle fabbriche per la salute dei lavoratori e fu vincente in quanto molte fabbriche dovettero trasformare i reparti nocivi; famosi erano le “fosse” della Fiat, in cui operai a contatto dell’acqua verniciavano le auto, furono sostituiti da robot.

In questi giorni lavoratori e cittadini di Taranto sono venuti in Piemonte e al Nord per raccontare la loro esperienza di lotta e le loro proposte per uscire dall’emergenza dell’ILVA e per poter avere un lavoro senza rischi, che permetta di vivere la vecchiaia.

In Piemonte sono andati in Val Susa per incontrare lavoratori di una acciaieria,la Beltrame di San Didero, a rischio di chiusura, ma hanno anche incontrato e discusso con i cittadini NO Tav della Val Susa.

Ecco di nuovo un’unità di intenti tra Nord e Sud uniti…, contro il capitalismo rapace e portatore di morte.

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