La fatica dei docenti
La scuola reale e quella ideale
Questa volta voglio partire dalla mia esperienza diretta.Ormai gli anni tendono a diventare molti e in attesa che mi permettano di andare in pensione, ormai sono oltre 40 anni contributivi, una riflessione sul rapporto con le diverse generazioni si mischia con la quotidianetà del lavoro scolastico, con la fatica di tenere studenti per ore in un’aula senza che i tuoi sforzi riescano a stimolare la loro intelligenza o il loro interesse. Trovi ragazzi demotivati, passivi che aspettano l’intervallo per andare al bar a mangiare l’ennesima colazione o bibita, consumatori incalliti che ingoiano panini, merendine, snack,cioccolate, caramelle, coca,aranciata.
Ragazzi divisi in gruppi, senza solidarietà, pronti a picchiarsi alla prima parola dell’altro, spesso per futili questioni (dallo scherzo del compagno, alle offese sulla madre/sorella).
Ho sempre avuto la capacità di gestire i rapporti senza la necessità di chiedere l’intervento del Preside/dirigente della scuola, discutendo con gli studenti e confrontandomi con le loro esigenze, scontrandomi quando necessario, ma in alcune situazioni il dialogo diventa impraticabile, i rapporti tra gli studenti sono violenti e conflittuali.
La scuola ha perso il ruolo sociale, sostituita da altri media, prima dalla TV, adesso dalla rete.
I danni che hanno comportato venti anni di incultura televisiva di un modello vacuo, falso e impossibile a raggiungere (veline/escort, calciatori milionari e ignoranti, cantanti/e famosi/e), a cui non sono esenti le famiglie, che sono stati attratte dal mito dell’arricchiamoci tutti e da un individualismo spinto, fino a diventare individui isolati, senza relazioni con gli altri.
Spesso sento i genitori che parlano di eccellenza, dei loro figli che sono penalizzati da quelli che hanno difficoltà e che disturbano, indifferentemente che votino destra o sinistra.
Anche i docenti inseguono chiacchere e spesso si fanno trascinare su queste problematiche, non è possibile abbassare i livelli di insegnamento, la scuola si dequalifica, gli insegnanti devono essere più severi per essere più credibili.
Fior fiore di pedagoghi, psicologhi, ministri incompetenti e ignoranti di scuola, esperti non si sa di che, spesso che non sono entrati mai in classe, dirigenti industriali che diventano esperti in problematiche scolastiche, centri studi confindustriali e loro affini, che dopo aver portato l’economia a livelli disastrosi, propongono ricette di gestione della scuola e proposte didattiche, legate al modello delle loro fabbriche, che si è dimostrato inefficace.
La scuola come l’azienda, dirigenti scolastici come manager, programmi scolastici in funzione di competenze da acquisire, riduzione delle conoscenze, test, verifiche.
Da anni assisto a DS e scuole da loro gestite che sono emanazione delle direttive ministeriali, ad acquisire meriti, ad accettare qualsiasi progetto che porti dei soldi, perchè la scuola sta crollando, servono soldi per gestire una scuola senza prospettive, senza avere la capacità di guardare oltre il quotidiano, di ragionare sulle prospettive di queste scelte, delle modifiche e dei cambiamenti che questo comporta.
L’insegnamento ridotto a formazione per un lavoro che non c’è, programmi scolastici ridotti alle esigenze del territorio, che si sta trasformando e cambiando, chiudendo industrie e trasformandosi in un ipermercatificio per prodotti provenienti dal sud-est del mondo.
E poi ti accorgi che le famiglie non sono preparate ad affrontare il mondo che cambia, i loro figli sono spesso abbandonati nella loro solitudine, spesso famiglie che ormai si stanno impoverendo e non gli rimane che cercare di tirare avanti fino alla seconda settimana.
L’ignoranza come fattore per escludere, per fare accettare la propria condizione, perchè tu ti convinca che è colpa tua, che non sai sfruttare le opportunità che il mercato ti offre.
Mi ricordo di quando i contadini e i figli dei braccianti/operai accettavano con la fronte bassa la loro condizione e con il cappello in mano andavano dai signorotti a chiedere il diritto come favore.
La scuola non poteva essere un trampolino di lancio per restringere le differenze sociali, è stata un’illusione di breve durata.
Solo comprendendo che combattendo le divisioni di ruoli, economiche, di reddito, restringendo la forbice degli stipendi, allora è possibile che la scuola diventi il luogo affinché i figli delle classi a reddito più basso possano asssumere ruoli e posti di rilievo, che la scuola ritorni ad essere la scuola per crescere, per formarsi.
In questi anni le differenze sociali, anche in Italia, sono diventati incolmabili, tra redditi da sceicchi e redditi da sopravvivenza.
E nella scuola questo si nota, tra figli di abbienti che sanno che la scuola servirà per assumere il posto/ruolo che la famiglia gli ha destinato e quelli meno abbienti, che sanno che non avranno nemmeno un lavoro sicuro e quindi è inutile studiare, meglio fare la velina o il calciatore.E’ più probabile vincere in qualche lotteria che trovare un posto di lavoro nei prossimi anni, che senso ha perdere il tempo a studiare, tanto il posto che debbo occupare è già definito, ognuno al proprio posto e senza protestare.
E i docenti, assurti a colpevoli di questa situazione, additati a incapaci, svogliati, nullafacenti non sempre riescono a rispondere, a contrastare le ultime meraviglie di sperimentatori folli, che spacciano le novità mai verificate e confrontare con i risultati ottenuti, proposte dai soliti direttori del Ministero, che hanno attraversato le diverse stagioni politiche, passando da un ministro all’altro, sposando proposte didattiche diverse e sempre rimanendo al loro posto.
Una parte dei vecchi docenti ancora prova a resistere, ad organizzarsi, a creare conflitto, ma è stata sempre lasciata da sola, abbandonata da dirigenze sindacali, emanazioni dei partiti, pronte a conservare il loro potere, mai in questi anni in prima fila, anzi spesso a bloccare le iniziative delle scuole più attive, che si autoorganizzavano, che si coordinavano, che rispondevano agli attacchi alla scuola pubblica.
Quest’ultima sempre vista più come peso per la società, come spesa da tagliare, non più rispondente alle esigenze delle industrie.
E poi occorreva ridurre i docenti a più miti consigli, a essere fedeli esecutori delle direttive ministeriali, ad accettare di non essere più intellettuali contro il potere, a creare cittadini coscienti, a sviluppare senso critico, a lottare per una società più egualitaria.
Ecco con il tempo i critici, i più restii ad accettare questa scuola di dipendenti/impiegati sono rimasti isolati; da una parte vecchi stanchi e disillusi insieme a giovani, inesperti e senza tradizione di lotta (rincoglioniti da ore di Grande fratello), dall’altro i più coscienti, rompipalle e che non vogliono rinunciare alla loro storia, tradizione di lotta e “militanza”.
Sono ancora questi a contrastare DS, spesso autoritari, non abituati a vedere la scuola come luogo di formazione, crescita culturale e di vita.
Tutto questa è fatica:
- non solo la didattica, non solo i compiti, non solo le riunioni,
- ma la lotta quotidiana contro direttive ministeriali assurde, proposte didattiche mai verificate
- esperti da eliminare
- incompetenti assurti a ruoli dirigenziali
- studenti da educare a un ruolo subalterno.
Chi aiuterà i docenti a ricreare la scuola, affinché le loro lotte siano patrimonio comune per una società migliore?
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6 risposte
Mi trovi completamente d'accordo.
Franco
Condivido assolutamente.Una società migliore. Se non ora, quando?
come si fa a non essere in assoluto accordo? Personanalmente sono più rompi – – – – – – —- —— — e il più anziano della mia scuola
Bellissimo “affresco” del peso che quotidianamente portiamo sulle spalle noi docenti.
Ho usato volutamente “affresco” per la scrittura nitida pulita non rancorosa ma sempre diretta e chiara nei contenuti.
Banditi sindacalese e politichese, sei stato efficacissimo: emozione e lucidità bene amalgamate.
Hai dato parola a molti di noi e non possiamo che ringraziarti e diffondere ciò che hai scritto.
Ringrazio tutti voi che avete inserito i commenti, non solo per gli apprezzamenti, ma spero che diventino delle contro-analisi, oppure contributi a continuare la discussione.
Quindi se avete voglia di inserire un commento-articolo per contribuire la discussione e allargare i temi, apprezzerò.
Ho ricevuto dalla lista di Retescuole questa comunicazione,che inserisco perchè mi sembra pertinente al mio articolo ((Admin)
COME NON MORIRE DI TAGLI.
Nella nostra bellissima scuola Rinnovata Pizzigoni di Milano, i docenti stanno facendo i conti (da anni) con tutti i tagli e i ridimensionamenti che i vari Ministri nei tempi hanno promosso a SFAVORE della scuola pubblica.
Per ultimo, dopo un anno di progettazione, pochi giorni fa arriva ufficiale notizia che NON ci sono fondi per sostenere i progetti programmati già nell’autunno scorso.
Nell’ultimo collegio docenti, gli insegnanti tutti, hanno sottoscritto la mozione che allego e faccio circolare in rete, e che appoggio, quale genitore che ha sempre sostenuto la scuola pubblica.
La scuola per noi non è un parcheggio, la scuola per noi è valore aggiunto, è educazione e conoscenza, è relazione e crescita.
Mi domando sempre un po’ sconcertata (da chi non si capacita nonostante tutto) come nelle alte sfere politiche (a parte qualche intelligente personaggio, che personalmente stimo) non si faccia niente per SALVAGUARDARE i nostri metodi educativi, si lasci allo sbando una scuola sin dalla primaria, senza fondi ne mezzi.
E, sempre polemicamente mi domando, come potranno essere dei CITTADINI consci delle loro possibilità e capacità, educati all’apertura mentale, educati al benessere COMUNE, prima di quello personale, i nostri bambini, se si cerca di tarpare loro le ali, sacrificando la scuola e l’educazione.
RINGRAZIO QUI tutti i nostri insegnanti, che non si risparmiano mai, che non guardano l’orologio, che ad ogni domanda che viene loro posta non rimandano la risposta, che a casa preparano lavori da svolgere nel breve e lungo periodo, non solo come insegnamento, che a scuola ci lavorano, certo, ma con la PASSIONE vera sincera pulita……
o che tornano a scuola dopo un periodo di convalescenza, magari non del tutto ancora a posto, perchè è lì, a scuola, che PULSA la vita.
NOI NON DOBBIAMO MOLLARE MAI.
Genitori, insegnanti, docenti e dirigenti, chissà se, stringendoci, creando sinergie tra noi tutti, non si riesca a continuare ad ANDARE AVANTI SEMPRE, a testa alta, fieri del nostro credo:
I BAMBINI PRIMA DI TUTTO, piccoli uomini e donne del domani.
Prego chiunque in destinatario di far girare questa mail e l’allegato, ad altri insegnanti, genitori, su blog o media cartacei.
monica damiano campari
milano
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